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Niccolò Bulanti. Tra il Che e Cristo...
Considerazioni ispirate dall'appellativo “Cristo Rosso” attribuito al “Comandante” | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 5 | 30-11-2008 | Mi permetto di commentare questo articolo per dare all'autore alcuni suggerimenti che, vista la sensibilità di cui è certamente dotato e che traspare dalle sue parole, potranno, mi auguro, essergli di una qualche utilità.
Procedendo nel parallelo tra le figure di Ernesto "Che" Guevara e di Cristo, il Sig. Bulanti mi sembra sufficientemente informato sul primo ma assai lacunoso sul secondo.
A tal proposito lo inviterei a leggere il libro edito da Mondadori "Inchiesta su Gesù" a cura di Corrado Augias e del preparato Mauro Pesce (storico del cristianesimo e noto biblista, docente all' università di Bologna).
Il suddetto volume è un buon mezzo per avvicinarsi alla figura del "Gesù storico",sulla quale, peraltro, esistono diversi studi. Per averne un' idea (seppur minima) basta scorgere la bibliografia del libro.
Per quanto riguarda l'opinione del Bulanti che non ritiene che sulla figura di Cristo si debba fondare una religione, temo ahimè, che non io, bensì la Storia sia costretta a smentirlo. Indipendentemente dal grado di condivisibilità della dottrina cristiana è innegabile che un numero elevatissimo di persone ha ritenuto Cristo degno di un culto e di fronte alla diffusione, alla longevità e al potere di tale religione penso che nessuno possa metterne in discussione la legittimità. Sia ben chiaro che il mio non è un giudizio di valore in quanto mi definisco portatrice di cultura cattolica (per ragioni storico-geografiche) ma non portatrice di fede nei confronti di questa religione. Sulla domanda che l'autore si pone circa la possibilità di considerare Guevara un dio, lo inviterei ad avvicinarsi al mondo religioso del Centro e Sud America e sono certa che, con suo grande stupore, si renderebbe conto che i "sincretismi" che dal 1492 almeno (e certo anche prima) dominano il panorama religioso di quelle zone hanno già operato da tempo in direzione di una "santificazione" del Che, divenuto S. Ernesto della Guerra.
Per quanto riguarda invece l'ambiziosa proposta del Bulanti di "fare scendere Gesù dal piedistallo di fantasia", lo inviterei a trattare con molta più cautela quello che considero il frutto di millenni di stratificazioni SIMBOLICHE. Per quanto sia innegabile che i simboli appartengano al dominio dell' immaginario è altresì vero che essi possiedono la potente facoltà performativa di orientare le pratiche. Si capisce che siamo ben al di là della pura e semplice fantasia.
Infine, credo che il Sig. Bulanti, nella stesura di questo articolo avrebbe dovuto ricorrere più spesso al prezioso strumento della storicizzazione. Il paragone che egli fa tra Cristo e Gandhi manca, a mio avviso, della minima serietà epistemologica.
Rileggendo il mio commento, mi rendo conto di aver peccato in alcuni punti di eccessiva durezza ma il mio vuole essere solo un mezzo attraverso il quale un promettente scrittore possa correggere alcuni difetti di impostazione che rischiano di vanificare i propositi della sua avvincente e sentita scrittura. mavi mavi | 01-05-2008 | Su Gaviota si rilegga l' articolo può darsi che ne capisca di più il senso e arriva ad una conclusione diversa su chi provare pena. tytti | 30-04-2008 | gaviotazalas,
il "Che" lo considera "UN SIMPLICE MORTALE".... ??
mortale lo e' stato come tutti noi..... ma "semplice"..non direi!!
sento io pena per lei...meglio cercare idoli materiali(soldi)...vero??
m26 | 28-04-2008 | VOLERE FARE DI UN SIMPLICE MORTALE UN SANTO O UN DIO RAPRESENTA SOLO LA MANCANZA DI FIDUCIA CHE HA IL UOMO IN SE STESSO, sento pena di quelli che vanno per la vita in cerca di romantiche idoli en semplice MORTALI Anche se sono laica dire: "Che IL cristo rosso" me pare proprio d'una ignoranza TOTALE, dire anche che volere il cambio attraverso la violenza armata o volerlo attraverso ol sacrificio sono piccoli dettagli me pare proprio una insensibilità totale per chi si sacrifica senza mettere per medio la vita di altri. AMEN. gaviotazalas | 26-04-2008 | Non lasciamo, non abbandoniamo, ma ricordiamo e insegnamo ai nostri figli chi ha veramente sacrificato la vita per un ideale di giustizia. Dopo tanti anni il Congo, (dove sono stato 2 volte) è rimasto uguale a quello degli anni '60; dimenticavo qualche cosa in più c'è: la coca cola gli speculatori delle multinazionali e la drammatica deforestazione e mancanza di rispetto per la natura.
ciao GINO
risentiamoci gino matteucci | | 1 | |
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