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Marcella De Negri. Cefalonia. Presentato esposto per l'apertura di un processo in Italia | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 2 | 24-10-2007 | Carissima Marcella,
permettimi di usare questo tono e di darti del tu.
Noi, io e te, siamo fratelli in quella maledetta tragedia.
Anche mio padre lasciò le sue ossa a Cefalonia: se vuoi vederlo apri il terzo volume di Massimo, a pag. 54 c'è la sua foto, accanto a quella del cap. Mastrangelo.
Spero tanto che la tua iniziativa sia coronata dal successo.
Io sono con te, anche se necessita qualche contributo, perchè quella vergogna deve venire alla luce.
Ti abbraccio caramente.
Michele michele cardaciotto | 21-10-2007 | Desidero commentare brevemente –sotto il profilo tecnico-giuridico- la denunzia delle due orfane di Cefalonia poichè -pur se a taluno dispiace- anch'io ho, purtroppo, la loro stessa qualità.
La stessa, infatti, riprende un tema ripetuto ad abundantiam dal giornalista comunista Giustolisi che pur non essendo orfano -beato lui !- di un Martire di Cefalonia si comporta -agendo all'unisono con le predette- come se lo fosse: detto tema è costituito dall'ormai noto Fascicolo n. 1188 da lui rinvenuto in occasione della sua scoperta del famoso Armadio della Vergogna che io definii ‘dell’acqua calda’ e quanto dirò ne sarà un’ulteriore conferma.
Si da il caso infatti che il Fascicolo 1188 sia un’altra 'invenzione della Sinistra' come, a suo tempo, fu esattamente definito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta il ritrovamento del cosiddetto Armadio della Vergogna, fiore all’occhiello della Sinistra italiana dedita ad una guerra infinita contro il nazifascismo in tutto simile a quella degli ‘ultimi giapponesi’ che non si erano resi conto che la guerra era finita nel 1945.
Nella sua denunzia la De Negri scrive infatti che “Il fascicolo n. 1188, nel c.d. “armadio della vergogna” riguardava Cefalonia”, ripetendo quanto scritto anche di recente da Giustolisi in un suo articolo in cui diceva che tra i fascicoli di detto armadio ce n’era uno recante il numero 1188 e l’intestazione ‘Cefalonia’ dove erano “indicati i nomi dei responsabili di quell'eccidio: "Ten. col. Barge, comandante del 999. fanteria di fortezza, magg. Hirschfeld, comandante di brigata della la divisione tedesca alpina" e altri. Le vittime: "Militari italiani fatti prigionieri nell'isola di Cefalonia".
Che il ten. col. Hans Barge fosse stato prosciolto l’8.7.1957 dal Tribunale militare di Roma perché addirittura non era presente sull’isola essendo stato sostituito –per essere stato troppo tenero con gli italiani- dal magg. Hirschfeld, Giustolisi non lo dice perché forse non lo sa come forse non sa che i militari italiani italiani FUCILATI dopo la resa furono quasi esclusivamente gli UFFICIALI e non le migliaia e migiaia di cui non solo lui ma tutto l’establishment della Sinistra –e non solo- parla con una penosa sicumera.
Sull’ormai stantio Fascicolo 1188 si da il caso però che si sia espresso proprio il Procuratore Militare Capo Intelisano in una lettera indirizzata a IL MANIFESTO in risposta alle non tanto velate accuse d’inerzia a lui rivolte dal giornalista Guido Ambrosino, nella quale in data 30.8.2007 tra l'altro scrisse:
“Tutti i carteggi sui crimini di guerra, che erano stati nascosti negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, sono stati singolarmente esaminati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle cause e le responsabilità di quell'occultamento. Come già provato in quella sede, il carteggio 1188 costituiva «duplicato» di atti annotati nel procedimento n. 40241 conservati presso l'archivio del Tribunale militare di Roma, in quanto già definito con le sentenze del giudice istruttore militare in data 8 luglio 1957 e 14 giugno 1960.
Quanto alla ricostruzione delle vicende del fascicolo 1188, contenuta nell'articolo, archiviato «senza alcun supplemento d'indagine» nel 1996 dallo scrivente, la situazione è più complessa della sbrigativa sintesi giornalistica.
Se Guido Ambrosino (‘il suo accusatore’ nda) avesse tenuto conto dei principi, secondo i quali un soggetto non può essere processato due volte per lo stesso fatto (divieto del bis in idem) e la morte del reo estingue il reato, avrebbe omesso di definire «vergognosa» l'archiviazione del 1996”.
Concludendo, in piena sintonia con il Procuratore Intelisano, mi sembra di poter dire con assoluta certezza che la denunzia in questione appare una riproposizione di argomenti su cui si è già avuta una pronuncia -addirittura dello stesso procuratore- per cui la logica e più ancora il diritto processuale vorrebbero che essa fosse nuovamente archiviata.
Al contrario per le recriminazioni politico-ideologiche non è preclusa alcuna strada per cui le denuncianti potranno continuarle all’infinito in buona compagnia, peraltro, della Sinistra: almeno fino a quando l’86enne ex ufficiale tedesco non avrà reso l’anima a Dio.
Grazie per la pubblicazione.
Avv. Massimo Filippini
Orfano di un Martire di Cefalonia
Massimo Filippini | | 1 | |
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