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La città del Principe | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 2 | 20-09-2007 | Condivido abbastanza le osservazioni di Flash e riconosco di avere semplificato troppo la questione.
Devo dire, pero', che su Paolo Sarpi e su quanto avvenuto lo scorso anno, la mia sensazione è che il Comune, consapevolmente, abbia adottato misure di controllo sociale indiretto (leggi divieto di carico e scarico) contro la comunità cinese. Anche prima che i cinesi acquistassero tutta la via, la strada era piena di macchine in doppia fila. E li' il Comune non fece nulla. Perchè?
Rimango dell'idea che Milano non accolga, ma respinga: non ho tra l'altro citato il caso dei rifugiati che dormivano a Porta Venezia, altro caso di totale assenza di politiche sociali.
Luciano Canova | 20-09-2007 | Condivido buona parte dell'articolo in questione, l'impostazione di fondo, il confronto fra le altre città europee e milano, la definizione di "città del principe", l'inprinting che caratterizza milano da molti anni a questa parte, ossia i "il soldo", "gli affari" "il mercato" ove sempre meno valore hanno termini come "vivibilità" e "solidarietà".
Però, però una piccola osservazione. Là dove si parla di "ad apertura si oppone chiusura..." e come esempio si cita Poalo Sarpi, ecco lì la mia posizione diverge. Messo in quel contesto (fra l'altro accostato al problema dei rom) si riconduce la problematica esistente in quel quartiere a una contrapposizione fra comunità, a una chiusurà del quartiere verso una comunità. E questo è fuorviante e non corretto: la contrapposizione esiste ed è da sempre verso un certo tipo di attività (il commercio all'ingrosso) incompatibile con la realtà logistico-urbanistico del quartiere, indipendentemente da chi la svolge. La contrapposizione è da sempre fra i residenti e l'amministrazione comunale milanese che ha lasciato che questa situazione si creasse nel tempo (è un magazzino all'ingrosso a cielo aperto il quartiere, oggi!), con insipienza nel governo del territtorio. Proprio quell'insipienza o arroganza o sudditanza nei confronti di quel mecato, di quegli affari, di quel modo di gestire la città che caratterizza l'azione delle amministrazioni comunali che si sono succedute a milano in questi anni e che stanno dietro alle osservazioni di fondo che fa Luciano Canova.
E' una piccola precisazione ma importante per non fare sempre di ogni erba un fascio
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