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Silvia Monti: "I love pop". Diario di una giovane poetessa (1) | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 2 | 03-03-2010 | Salve a tutti e in particolare all'autrice,
prima di andare avanti con la lettura dell'articolo mi soffermo sulla "citazione di Montale": nel leggere mi è venuto in mente un commento che Montale faceva a Gianfranco Contini, rispondendo alle osservazioni sulle poesie dell'amico critico; ho ritrovato il passo preciso: "Trabujo, [...] ora non posso che giubilare nel toccar con mano che anche in molti 'particolari' ci si troverebbe concordi: in tutti forse no, perché in tal caso, flesh of my flesh, le poesie potresti scriverle te (dico le mie poesie) ed io cercherei di capirle a modo mio, cioè un po' meglio dell'autore" (da Eusebio e Trabucco, carteggio di Eugenio Montale e Gianfranco Contini).
Non so se è il commento che aveva in mente l'autrice, però rientra in quello che lei ha detto... E in effetti verso Contini, che è stato il critico che più di tutti ha compreso, e da subito, la sua poesia, Montale quasi si sentiva spiazzato... Il fatto che Montale, poeta, e Contini, critico, fossero in assoluta intesa circa le poesie dello stesso Montale, vuol dire che poeta e critico sono intercambiabili?
Questa è la domanda che si è fatto Montale, e che ha fatto anche a Contini; il quale gli ha ovviamente detto di no... Elisabeth | 01-06-2007 | Mi è raro leggere articoli che trattano di poesia e riuscire ad arrivare in fondo senza annoiarmi, senza avere voglia di saltare dei pezzi, senza chiudere magari addirittura prima il foglio o la pagina web. Quindi per prima cosa voglio ringraziarti , Silvia, di essere riuscita a farmi stare dentro un discorso intorno alla poesia , muovendo considerazioni, sollevando problemi più o meno noti e aprendo una prospettiva che auspicherei senza ombra di dubbio.
La poesia come ascolto/dialogo. Un’ottima partenza, direi. Un necessario presupposto per avvicinarsi prima di tutto alla gente, e di conseguenza al sentire, all’emozione , alla comprensione.
La poesia come porta di accesso alla vita, in sintesi. Di più ancora, la poesia come necessario motore della vita : amore.
Per questo motivo non può - non deve – non dovrebbe - rimanere privilegio di pochi. Per questo motivo non dovrebbe essere chiusa dentro un elitario mondo che delimita il mondo, per questo ha necessità di diventare pop, fenomeno di massa, collante fra l’uomo e il suo sentire più profondo.
La semplicità, come dicevi tu, quindi, come lingua che canalizzi, come strumento che porti verso tutti il codice che tiene in sé quella bellezza di cui parli, che è purissima energia, e ancora e sempre, amore.
Non vorrei sembrare una utopistica hippy che sbandiera amore e pace e bene come se vivesse in un suo mondo incantato. Sono fermamente convinta che la poesia sia il più chiaro e fondo segno dell’animo umano che apre all’ascolto, alla vita.
Tanto ci sarebbe da dire, tanti sono gli spunti che muove il tuo articolo, e di certo parlarne fa bene a tutti. Grazie, Silvia, di questa bella bella passeggiata intorno alla poesia e della possibile prospettiva e necessità che hai suggerito e che condivido in pieno.
iole toini | | 1 | |
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