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Giuseppina Rando. Votare è importante
 
Commenti presenti : 7 In questa pagina : da 1 a 7
   19-10-2022
Il muggito più preoccupante si è levato dalla maggioranza dei votanti, che ha trasformato l'età Draghi nell'età del Serpente; che Dio ce la mandi buona tuttavia!
Carlo Forin   
 
   17-10-2022
Concordo, Maria . Un popolo di “dura cervice”… o “ popolo bue.”
Un dato da non trascurare ( ahi noi !) : il più alto livello di ASTENUTI da quando l’Italia è una Repubblica


g.r   
 
   17-10-2022
poi si è saputo di che pasta è fatto il nostro popolo. non si arriva ancora a crederci, a un tale disfattismo
maria   
 
   23-09-2022
Condivido pienamente le riflessioni e le esortazioni di Giuseppina Rando e terrei a sottolinearne le premesse.

La prima è il riferimento ad Aristotele, che definisce, ancor prima della politica, la specie umana come “zoon politicon”, “animale politico”.
Non esiste l’essere umano se non nell’esperienza della sua vita associata e nella costruzione di una personalità sociale, dell’identità “valori=regole”. Quello che Giuseppina mette in luce è proprio il rischio che il prevalere di quanto è stato denominato “la pancia del paese” possa prevalere sulla responsabilità sociale e ambientale, sul senso di giustizia, sulla conoscenza di quanto da ciascuno sia dovuto a tutti, in sintesi, il prevalere dell’individuo sulla comunità, in ultimo, dell’ethos sull’etica.
Ne parlavo con un’amica, Giulia, che ha avuto nella sua infanzia, contatto con il totalitarismo e la guerra, che lei ha subito l’etichetta di “figlia della lupa”, del pensiero unico, del “credere, obbedire combattere”. Una sola frase la sua, in merito all’esito delle prossime elezioni: “ci si può ritornare”. Mi comunicava la sua difficoltà a lottare e quindi a vivere, a recarsi alle urne; le ho promesso che l’avrei accompagnata, mi ha ringraziato, le ho risposto: “Cara, non lo faccio per te, lo faccio per tutti”.

La seconda premessa, ancora più profonda, e per questo profondamente connessa alla prima, è in figura: “io sono, io penso, io voto”.
È questo il nucleo denso e impenetrabile delle non motivazioni che determineranno l’esito di queste consultazioni elettorali.
Lo racconto con un altro esempio.
Settimane fa un’altra amica mi diceva del figlio, Luigi, che potrebbe essere il mio, un ragazzo sveglio, “universitario da pandemia”, da esami a distanza, che predilige la claustrofobia di un’esistenza prevalentemente binomiale; “divano+cellulare”.
Lui non andrà a votare, non vuole neanche sentirne parlare.
Se, in riferimento alla prima premessa, “siamo” nella nostra dimensione sociale è perché comunichiamo, cioè “condividiamo” (uno dei significati più pertinenti di “comunicazione”). Chi non vota non pensa e quindi non è. Ma lo stesso anche per chi vota in maniera cinica, per chi ha dissipato la speranza in un mondo migliore e si affida alla possibilità di non pagare le imposte, di quelli a cui la pancia ha divorato testa e cuore.

Ricordo che dal 1980, cioè dall’ingresso nel panorama della comunicazione sociale della pluralità delle reti televisive, si è cominciato ad affermare (che paradosso!) il pensiero unico, quello della bulimia nel consumo e dell’eccesso dell’ego. Come un pugile paziente e determinato la telecrazia ha “lavorato ai fianchi” il suo avversario principale, il pensiero critico, ha sostituito al “paradiso”, cioè alla realizzazione futura che richiedeva magari qualche sacrificio (mi riferisco al: “da grande voglio fare l’astronauta, il pompiere, la maestra”) il “paese dei balocchi” (“da grande voglio fare la top-model, il calciatore”). Per i tanti Luigi, i nati nel 2000 era già tardi, e lo è per il paese ancor più oggi: sono loro la prossima classe dirigente.
La distruzione di una antropologia faticosamente costruita, in cui il lavoro e il rispetto dell’altro erano considerati valori, non è capitata adesso, né accidentalmente.

Domenica prossima accompagnerò Giulia al seggio ... a Luigi faccio comunque i miei migliori auguri.
Salvatore Giuffrida   
 
   23-09-2022
scegliere di non scegliere credo sia un ripiego da irresponsabili. domenica 25 si saprà di che pasta è fatto il nostro popolo, voglio sperare in bene. e se un popolo - sovrano - decide di dire la sua concorrerà a stracciare finalmente deleghe e carta bianca.
maria   
 
   22-09-2022
Carlo, le inadempienze legislative da parte dei politici sono tante, ma ciò non giustifica il " non voto"
g. r.    
 
   22-09-2022
Giuseppina, hai ragione.
Con l\'art. 48 tu mi inviti all\'art. 49: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Se, come tu ricordi, la maggioranza dei cittadini non andrà a votare, non sarà anche perchè i partiti non hanno fatto una legge sui partiti in 74 anni?
Se noi la chiedessimo, i cittadini che non vanno a votare non sarebbero meglio tutelati dai giudici che potrebbero giudicare i politici che non fanno bene il loro dovere?
Carlo Forin   
 
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