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Nino Lisi. Il burkini della nonna
 
Commenti presenti : 4 In questa pagina : da 1 a 4
   20-08-2016
Interessante il racconto di Nino. Grazie per averlo diffuso.
Si veda anche la bella intervista a Emma Bonino su “La Stampa” di oggi:
http://www.lastampa.it/2016/08/20/italia/politica/emma-bonino-dominano-le-agende-nazionali-lue-trattata-come-un-robivecchi-2aO8RDGgm0yyFIzsO5xF9O/pagina.html
Cordialmente
esplora   
 
   20-08-2016
Caro Nino hai ragione. Anche stasera Chiara Saraceno ha ribadito lo stesso concetto su rai 3 notte. Purtroppo l'impostazione del ragionamento che “è stato imposto” all'opinione pubblica si fonda su un fraintendimento giocato appositamente per sfruttare un motivo per promuovere una propaganda ad hoc. A noi ci è chiaro ed è chiaro a chi ha continuato a pensare e a riflettere sulle cose con la sensibilità non necessariamente dell'attivista, o militante che sia ma della persona che, da sempre, cerchi di conciliare libertà con uguaglianza.
Dovremmo cercare di aprire e partecipare ad altri spazi di discussione ed essere presenti sul territorio ma i luoghi di condivisione stanno diventando tutti privati quindi la comunicazione nella “rete” è un pò più complicata di prima…
 Ora per noi docenti ricomincia la scuola e per gli apprendenti e sensibili e... consapevoli, la sfida di promuovere la consapevolezza senza “scucchiaiare” i cervelli è una nuova avventura, da considerarsi una buona pratica, come si dice oggi, dato che, pare, la “nuova strategia” per “vincere” imponga una “tattica” comunicativa raffinata che prescinda dalla condivisione di valori e dalla consapevolezza della propria partecipazione, in una prospettiva comune di cambiamento per il futuro.
 Come diceva bene Lidia “dobbiamo prestare attenzione al linguaggio”, così militaresco che rischia di sconvolgere qualsiasi proposta e pace se il comportamento che si assume è autoritario e impositivo. Per noi movimentisti pacifici è uno stress non da poco! Per gli altri, i new entri della politicia e dell'attivisimo (coloro che confondono attivismo con volontarismo) è un “must”.
Teresa Lapis   
 
   20-08-2016
Caro Nino, molto importante quel tuo ricordo. La storia del “costume da mare” che hai tracciato attraverso i decenni corrisponde a una cultura in cui non era tanto l'appartenenza religiosa quanto la tradizione familiare a dettare le regole dell'abbigliamento. Ovviamente ispirate ovunque e comunque dal potere patriarcale.
 Ho visto per la prima volta Napoli nel 1964. Era il mese di luglio e rimasi profondamente colpita da una visione che non scorderò mai: la grande spiaggia di Mergellina letteralmente brulicante di donnone avvolte in vestaglie di cotone nero dalla testa ai piedi (unica parte nuda del corpo.) Fazzoletti neri sui capo annodati sotto la gola.
 Sedevano in crocchio e dispensavano cibi a sciami di bambini estraendoli da pesanti borsoni.
 Nessuna di loro si dirigeva verso il mare.
 Un po' alla volta si sono compiuti i passi che tu descrivi. Restano le suore, che non ho ancora mai visto in costume da bagnanti… I loro abiti, almeno nei nostro paesi, restano fedeli al modello proposto dalle madri fondatrici dell'Ordine. Ma non ho mai visto una suora fare il bagno al mare,almeno nelle nostre acque.
 Ricordo che anche nelle Chiese cattoliche le donne dovevano avere il capo coperto. All'ingresso delle Chiese talvolta venivano distribuiti veli per chi l'avesse dimenticato a casa. Il fazzoletto copricapo da strumento imposto dal rito religioso restò per molti anni ancora un vezzo femminile, come i cappelli con la veletta…
 Poi la moda ha rotto questa ed altre tradizioni.
 Io sulla polemica sul burkino, ho molte perplessità. Tra poco diverrà anch'esso un vezzo, una stravaganza, come tutto ciò che oggi può colpire come immagine a prscindere dal contenuto. Vedrai che sarà imitato dalle giovani come originalità alla moda, e (forse) stumento di solidarietà con le donne islamiche... La polemica odierna è una delle varianti per tenere lontana l'opinione pubblica dai veri problemi.
 Non si può pretendere di abolirlo, come è assurdo proibire il topless in Israele.
 La cosa più equilibrata mi pare l'abbia detta Chiara Saraceno. Il burka integrale non può essere consentito (ma vietato non solo nelle scuole e nelle Università) perché il volto deve essere mostrato per ogni identificazione (le suore il volto lo mostrano), e sotto il burka si può nascondere di tutto…
 Per il resto, lasciamo a ogni donna decidere del proprio abbigliamento e lasciamo a lei la scoperta del patriarcato che sotto di esso si cela (e si manifesta).
Antonia Sani   
 
   20-08-2016
Caro Nino, trovo molto bella e istruttiva (per gli islamofobi nostrani) la tua storica rievocazione dei burkini italiani con il ricordo della tua mamma, zia e sorella a metà anni '30.
Un saluto cordiale.
Luciano Martocchia Pescara   
 
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