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Lidia Menapace. 25 luglio 2016
 
Commenti presenti : 8 In questa pagina : da 1 a 8
   09-10-2016
grazie a Lidia Menapace di questo intenso scritto pieno di vita.
le guerre tutte sono odio e distruzione, negazione dei diritti umani e le religioni o le ideologie, invenzioni per sopraffare l\'altro........è l\'uomo a generare la guerra, sono l\'avidità, la discriminazione, la follia a perpetuarle.
Di quel giorno d\'aprile anche nelle parole dei miei nonni..leggevo gioia e desiderio di parlare, raccontare e dire....ed erano calde quelle parole e vere.
patrizia garofalo   
 
   09-10-2016
Beh! Quel periodo, ormai, siamo rimasti in pochi a ricordarlo per averlo vissuto. E ciascuno di noi ne ricorda episodi, spesso marginali. La memorialista piuttosto estesa fa da riferimento agli storici, spesso di parte. Ma averlo vissuto per questione di anagrafe, oh ! come diverso da quel che s'è scritto. Convincere del contrario è impresa inutile e disperata.
mario nurzia   
 
   25-07-2016
Grazie Lidia della testimonianza diretta. Io sono vivo (ed ho 68 anni) perchè mio padre, sottotenente di fanteria, uscì da Vittorio Veneto per aver finito una licenza, prese il treno, arrivò a Venezia, l'8 di settembre, accettò il consiglio di un colonnello di non proseguire, ritornò ed entrò nella Resistenza, col nome di Volpe (che seppi dopo la sua morte il 29 giugno 2008). La sua compagnia fu fatta prigioniera in Roma dai tedeschi, dedotta in campo di concentramento e sterminata.
Rientrato, mio padre sposò mia madre l'8 settembre 1947 ed io nacqui il 1° giugno 1948.
Dunque, io sono nato grazie alla resistenza di mio padre ad un ordine che stava cambiando. Come faccio a non essere felice della resistenza?
Come stai?
Carlo Forin   
 
   25-07-2016
Grazie, poco alla volta, essendo tenaci scriveremo un'altra storia, quella vera, della guerra che i popoli non vorrebbero mai fare e che non vincono mai: vincono gli stati i generali, l'URSS ha vinto, ma il popolo russo si è ritrovato con orfani e vedove città distrutte, izbe bruciate e ha persino ospitato e soccorso gli “invasori” quando li trovava mezzi congelati nelle ritirate. ciao un abbraccio lidia
Lidia Menapace   
 
   25-07-2016
Cara Lidia, pubblichiamo il tuo intervento sul sito di Rifondazione e sarà inviato con newsletter.
Maurizio Acerbo   
 
   25-07-2016
...aggiungo un altro ricordo del 25 luglio 1943. Il nostro amico tedesco, il pittore artista Fabius von Gugel, mi raccontava che la sera di sabato 24 luglio tornava in macchina con amici dal mare e attraversando Piazza Venezia alle 23 della sera aveva notato insolitamente tante luci accese all'interno del Palazzo. Si stava consumando la caduta del fascismo... 
Antonia Sani   
 
   25-07-2016
Cara Lidia, provvedo a diffondere. Anche da parte mia il 25 luglio, anche se avevo solo 10 anni, lo ricordo benissimo e siccome la frazione di Casale Popolo era “tutta rossa” (ne presi coscienza più avanti) assistetti a una grande festa con un tripudio di bandiere rosse e la Banda che suonava L'Internazionale, Bandiera Rossa, cantavano tutti, in particolare, come sempre le donne!!! (ovviamente era la prima volta che ascoltavo quei canti) 
Ancora le donne, non so quanti a giovani soldati sono stati dati abiti borghesi, mi ricordo che la mia mamma disse che non aveva più niente da dare, se no doveva mandare nudo mio padre.
A mio modesto parere il 25 luglio e l'8 settembre sono date che dovrebbero assumere molta più importanza, in se stesse ma in particolare perché segnano in modo diffuso e profondo il ruolo decisivo per i mesi che seguiranno fino a alla Liberazione e la fine della guerra delle donne, madri, sorelle, figlie, nipoti. Storia sempre sottaciuta. Un abbraccio Gio' 
Giovanni Bosco   
 
   25-07-2016
Cara Lidia, spero che la tua febbre passi in fretta, anzi che sia già passata.
 
   I ricordi del 25 luglio sono proporzionati all'età e all'ambiente familiare. Io avevo 7 anni ed eravamo in vacanza in Valsugana. Mio padre era militare sul fronte francese. Ricordo la notizia (che non capivo bene) da una radio della finestra dell'Hotel Terme di Roncegno. Un piccolo gruppo raccolto sul piazzale. Fissavo le gambe e le scarpe delle persone, come si fa normalmente a causa della bassa statura...
   Vedevo visi tutti seri e preoccupati. Nessuna gioia, ma sospetto. Come la pensavano tutti, tutte le persone presenti? A questa conclusione sono giunta più tardi, rievocando quel 25 luglio 1943.
Antonia Sani   
 
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