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Alessandra Borsetti Venier: Ricordi di un Non-angelo nel fango. Firenze 1966. | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 5 | 17-11-2006 | Gentile Alessandra Borsetti Venier, soltanto ora ho potuto leggere il Suo pezzo di "Non Angelo del fango" e me ne rallegro. Anche le foto sono di qualità. Mi pare che per la fotografia, non so se dote nativa o coltivata, Lei abbia una felice disponibilità, rammentando la copertina del libro di Alessandro Benvenuti. Che dire? Mi pare che ci sia solo da augurarLe di continuare a lavorare così. Cordialmente.
Arnaldo Bruni | 10-11-2006 | Giacchè ci siamo: ricordiamo alle autorità anche il Vaiont, visto che -mi dicono dei geologi- all'Università di Padova- omettono anche di ricordarlo come disastro ambientale provocato dalla stupidità umana che ha voluto la diga incurante del Toc in frana. Carlo Forin | 08-11-2006 | Credo sia avvilente ricordarsi di tali persone e di quello che hanno fatto solo per il compimento del quarantennale.
Ritengo che queste testimonianze debbano essere inviate ai nostri governanti per un duplice scopo: evitare che tali disastri tornino a colpire, facendo quelle opere che vennero promesse all'indomani della tragedia nel 66, e mai realizzate, e far capire loro il significato di solidarietà, termine che figura sempre nei loro discorsi, ma che rimane sempre e solo sulle loro lingue!!!!Grazie alle straordinarie persone che hanno reso possibile l'ennesima rinascita di Firenze medardo lupi | 07-11-2006 | Caro Andrea,
credimi, è stato un piacere ricordare tuo padre, anzi, mi è parso di fare una così piccola cosa... Immaginavo che la memoria del suo straordinario lavoro fosse stata ufficialmente riconosciuta e quale momento migliore di questi giorni di incensamenti globali? Sento la tua amarezza e la condivido, ma anche la voglia, come ti riprometti, di far luce sui fatti. Ti sono vicina più che mai. Alessandra
Alessandra Borsetti Venier | 06-11-2006 | Cara Alessandra,
ti sono davvero grato per il tuo accenno a mio padre nell'articolo. Per ora sei l'unica persona che si è ricordata di lui che così tanto operò in quella tragica corcostanza, e soprattutto nei mesi e negli anni successivi, minandosi anche la salute... Ma come sappiamo bene, sia tu che io, chi scompare non conta più se non per pochissimi. I due restauratori di Spinelli di cui mi mandi l'avviso, che conosco benissimo, allora erano giovanissimi e lavoravano al Gabinetto restauri sotto l'ala protettiva di maestri come mio padre che era capo restauratore o di Gaetano Lo Vullo che era il direttore tecnico, poi sostituito da Edo Masini. Chissà se si ricorderanno o se la memoria sarà corta ed egocentrica. Considera che soltanto nel 1991 fu assegnato a mio padre (assieme a Edo Masini, già morto l'anno prima) il premio Alinari proprio per il restauro del Crocifisso di Cimabue che lui "accudì" e seguì praticamente fimo all'anno della pensione, il 1973. Poi negli ultimi due anni fu fatto il restauro pittorico e quello della croce lignea su cui con un procedimento d'avanguardia furono ricollocate le parti dipinte già fermate, consolidate, pulite e infine rintelate. E la maggior parte della gloria e della fama andò agli ultimi restauratori e non a colui che per primo aveva effettuato gli interventi più difficili e d'emergenza: la separazione di quel che restava del colore e della tela originale dal supporto in legno gonfio e deformato. Fu un'operazione difficile, rischiosa, che nessuno tranne lui si sentì di fare. C'é una relazione storica in proposito che io conservo ancora tra le carte del nostro archivio. Ma verrà il momento di far luce sui fatti. E nel 2008, il centenario della nascita di Vittorio, farò qualcosa.
Per ora un abbraccio e a presto, Andrea
Andrea Granchi | | 1 | |
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