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Lidia Menapace. Pioggia e Sessantotto
 
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   01-02-2014
Caro Michelangelo, grazie per l'attenzione. Quel che penso dei bei comuni credo sia anche scritto in un qualche pezzo del mio libro “...a furor di popolo”: ma comunque il senso è il seguente: il bene comune è ritenuto dal pensiero politico di Aristotele il fine della politica: esso non è la somma dei singoli beni, lo stato può e deve vigilare che la distribuzione del bene sia giusta, cioè questo pensiero giustifica il fisco con funzione di redistributore e parificatore di ricchezza. Nel pensiero di Marx, dopo che Tommaso d'Aquino ebbe inglobato nella dottrina sociale cristiana il bene comune così come Aristotele lo aveva individuato, osservò che vi sono anche dei beni che non sono proprietà di nessuno, nemmeno dello stato, perché sono di uso per tutti/e e nessuno ne può disporre e dovere di ciascuno/a è di non rovinarlo inquinarlo appropriarsene. Ritengo questa osservazione molto importante: l'aria l'acqua e la terra non sono di proprietà, ma solo in uso a tutti/tutte. Se per esempio si potesse, stendendo un velo sopra il nostro paese, mantenere sotto quel velo aria limpida e non inquinata, riversando su altri paesi quella sporca, non sarebbe lecito fare una agenzia nemmeno di pubblica proprietà dell'aria o dell'acqua o della terra che la sottraesse all'uso di altri.
Ciao lidia
Lidia Menapace   
 
   01-02-2014
Ciao, sono Michelangelo,
condivido le statistiche fatte male e se poi vengono anche manipolate diventa sempre più complicato formulare proposte sensate. Ieri sera ho partecipato ad un incontro con Ugo Mattei sul tema I BENI COMUNI. Ricordo di una tua considerazione sul termine, poiché non sono un preciso e mi fido della memoria, che però il più delle volte fa brutti scherzi, ti sarei grato se quella nota anche se breve oggi dopo aver ascoltato il discorso di Mattei che richiamava la proposta di legge scritta, su tale tema, da Rodotà ed altri, mi piacerebbe rileggerla e condividere con te il tema che ci preoccupava e preoccupa i ragazzi che sul territorio lavorano con impegno e si scontrano col dilemma della rappresentanza in una parola come costruire la cosiddetta “democrazia partecipata” e farla diventare soggetto politico di cambiamento all'interno di Istituzioni che si inventano leggi elettorali fatte per escludere le minoranze critiche.
Un abbraccio.
Michelangelo Tumini   
 
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