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L'ostilità “incomprensibile” di Lupi “contro” Cuba e Fidel Castro | | Commenti presenti :
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In questa pagina : da 1 a 9 | 03-10-2006 | Gennaro Carotenuto è un grande. Ha visto che c'era anche gente non del suo gruppo che commentava e ha chiuso i commenti. Qui siamo democratici, invece. Permettiamo che una persona scriva per cinque volte che Fidel Castro ha il merito di aver cacciato gli statunitensi (non americani) a calci. Questo merito alla Rivoluzione Cubana nessuno glielo nega. Cuba deve essere uno Stato indipendente, libero e sovrano. Gli appunti che muoviamo al regime cubano sono ben diversi. Cuba è uno Stato di polizia che nega ogni più elementare forma di libertà ai suoi cittadini. E questo è indiscutibile. Gordiano Lupi | 02-10-2006 | Ho letto l'articolo del 15 settembre; mi pare che questi signori si difendano assai male. Non scrivo per difendere Fidel Castro; non ho mai mitizzato nessuno e tantomeno mitizzo un avvocato dei Caraibi. Non sostengo dunque che i castristi abbiano sempre ragione; sostengo, invece, che gli antica$tri$ti siano spesso e volentieri impresentabili. Ribadisco che l'unica "peculiarità" di Cuba sta nell'aver cacciato gli americani a calci, e che solo questo viene fatto pesare come una colpa alla classe politica del paese. Pasquale Paoli | 02-10-2006 | Ribadisco quanto sostengo, tranquillo tranquillo. I Caraibi son belli grandi ed irti di ingiustizie sociali assai più macroscopiche: nessuno, nella barzellettistica ed insultante nazione chiamata "italia", ha fatto una piega davanti al fiume di eroina e di imprese offshore in cui si è concretizzata la "libertà" yankee a Grenada. Il fatto che ad Haiti, nel 1984, la popolazione vivesse secondo Amnesty International in condizioni che non potevano essere definite umane ha suscitato ancora meno clamore. Ma torniamo al punto: Carotenuto fa presente che quotidiani yankee hanno cacciato a calci gente che è risultata aver inventato, NON GRATIS, balle per vent'anni. Come la mettiamo? Non me ne importa niente se un link sarebbe stato più comodo. Voglio una risposta, una volta tanto. Pasquale Paoli | 02-10-2006 | Caro P.P., è esercizio scarsamente utile al servizio dell’informazione – credo – stare a riversare da un portare all’altro interi documenti che il lettore/navigatore interessato può agevolmente reperire. Più utile, in questi casi, credo possa risultare una semplice segnalazione con indicazione dell’indirizzo della relativa pagina web, dove solitamente si ha a disposizione una migliore presentazione, oltre a eventuali commenti e discussioni che ne facilitano la comprensione. Oltretutto lei ha inserito il suo commento sotto un articolo che tratta di altro (o intendeva suggerire che anche il nostro collaboratore G. Lupi sia al soldo della CIA?). Sul medesimo argomento cui si riferisce la lettera di G. Carotenuto, al contrario, Tellusfolio aveva già pubblicato (in questa sessa rubrica, il 15 settembre scorso) una presa di posizione del F.L.T.C. – Quanto al precedente suo commento del 29/09/06, caro Pasquale Paoli, non mi pare proprio che in Italia Cuba sia tenuta così «sotto i riflettori da sempre», come lei sostiene. Risultando semmai vero esattamente il contrario. Enea Sansi | 01-10-2006 | Un altra notiziuola che ho trovato su censurati.it e che spero faccia riflettere un tantinello. Gennaro Carotenuto ha scritto al direttore di Repubblica per segnalare un fatterello che la dice assai lunga sull'attendibilità e la correttezza degli anticastristi.
Come mai la Repubblica, pur avendo un corrispondente a Miami, buca le notizie da Miami?
di Gennaro Carotenuto
Gentile direttore de La Repubblica, Ezio Mauro,
i giornali di tutto il mondo riportano una notizia che la Repubblica, il quotidiano che lei dirige, mi risulta bucare completamente. Almeno nove giornalisti di tutti i più importanti media della Florida, sono stati licenziati in tronco perché è stato dimostrato che prendevano migliaia e a volte centinaia di migliaia di dollari dal governo degli Stati Uniti per confezionare notizie false e tendenziose su Cuba.
I coinvolti sono tutti nomi molto noti, e la cosa è gravissima non tanto rispetto a Cuba ma per quello che rappresenta un fatto così grave per la libertà di stampa del mondo. Se ad un paese -Cuba- dove da decenni vige una stretta censura informativa si replica con la sistematica manipolazione e falsificazione dell'informazione su quello stesso paese -cosa che per altro tutti i più seri latinoamericanisti denunciano da decenni- è purtroppo la libera stampa ad uscire con le ossa rotte.
Almena una delle persone coinvolte nello scandalo, Carlos Alberto Montaner, è una sorta di madonna pellegrina dell'anticastrismo militante, più volte citato anche dal suo giornale come un'autorità morale e un combattente per la libertà a Cuba, una penna prestigiosa nota su tutti i maggiori quotidiani mondiali, dallo stesso Miami Herald al quotidiano conservatore (già franchista) spagnolo ABC. Sulla recente malattia di Castro ha pubblicato articoli con titoli come "Il cancro renderà giustizia", che riecheggia da vicino -per chiunque abbia orecchio per le cose latinoamericane- quel "Viva il cancro" con il quale a Buenos Aires gli omologhi argentini di Montaner accolsero mezzo secolo fa la malattia e la morte di Eva Duarte de Perón. Almeno dall'85, come ricorda citando le fonti, un gustoso articolo di Raúl Gómez, Montaner propone in maniera ossessiva ai lettori dell'autorevole Miami Herald notizie -false e tendenziose- sul "cancro di Castro", sui cancri di Castro, una decina e in ogni parte del corpo, e gli augura -per 21 anni consecutivi- una sequenza interminabile di malattie e più d'una volta descrive perfino i preparativi del funerale.
Solo adesso, che sappiamo ufficialmente "chi paga" Montaner, possiamo capire con quali coperture ed appoggi, personaggi di tale spessore e grossolanità abbiano potuto trovare ascolto in tutto il mondo e costruire immagini e carriere. E bisognerà ammettere -visto che adesso è conclamato- che se è dovere del cronista verificare le notizie, a volte possono risultare verificate anche le denunce di parte cubana. Quel governo, infatti, da decenni denuncia che Montaner è tutt'altro che un paladino dei diritti umani, ma solo un agente della CIA in servizio permanente effettivo, vicinissimo ai terroristi internazionali Luís Posada Carriles e Orlando Bosch, rei confessi, ma né pentiti né puniti, di crimini che hanno causato la morte di centinaia di persone tra le quali il cittadino italiano Fabio di Celmo.
Non posso sapere, caro direttore, se continueranno ad offrire al suo giornale articoli di Montaner come se fossero le opinioni del Dalai Lama, ma dopo questo scandalo (sono sicuro che le sue letture vadano oltre La Repubblica e quindi ne sia al corrente) è avvisato sulla credibilità di simili personaggi. Uno scandalo così grave come quello scoppiato a Miami testimonia l'improcrastinabilità, l'urgenza vera, di una diversa e più multilaterale lettura su quanto sta avvenendo non solo a Cuba, ma anche in Venezuela, Bolivia, Argentina e in tutta l'America Latina progressista, e in paesi chiave come il Messico, anche da parte del suo giornale.
Bel paese gli Stati Uniti. Media su posizioni anticastriste sbattono fuori le proprie firme più prestigiose per essere state più realiste del re, ed essersi arricchite inventando a pagamento null'altro che quello che in fondo i lettori di quegli stessi media volevano sentirsi dire. Evidentemente lo scandalo emerso è la punta dell'iceberg ed è da sperare che non sia coinvolto anche il giornalismo europeo ed italiano dopo che lo scorso anno anche l'associazione "Reporter senza Frontiere" fu costretta ad ammettere di essere finanziata dalla stessa CIA.
Da noi l'Agente Betulla (alias Renato Farina) ha continuato a lavorare come niente fosse, e Giuliano Ferrara fa un vanto dell'essere (stato?) pagato della CIA. Sono sicuro che il suo giornale, che ha sempre avuto un atteggiamento intransigente verso le commistioni tra informazione e servizi segreti, e che ha pagato spesso prezzi alti, come il caso Bonino-D'Avanzo ha dimostrato, abbia gli anticorpi per non essere toccato da tali infiltrazioni.
Quello che mi lascia stupito però -mi consenta e chiudo- è che il suo giornale mi risulta avere un corrispondente dall'America Latina che afferma che il miglior posto per coprire i fatti latinoamericani sia proprio Miami (precisamente il News Café, al numero 800 dell'Ocean Drive di Miami Beach, tel. +1 305 5386397). Lì, all'aperto di fronte alla spiaggia (come racconta il suo stesso corrispondente dall'America Latina, Omero Ciai), si riunisce il fior fiore del mondo dei media della Florida.
Pasquale Paoli | 29-09-2006 | Io sono arciconvinto che l'unico motivo per cui Cuba è sotto i riflettori da sempre è che ha cacciato -molto giustamente- gli americani a calci. Chi non ha commesso azioni simili può permettersi ogni arbitrio ed ogni sopraffazione senza che nessuno abbia da ridire, anzi, con il plauso di tutti i media più diffusi. Pasquale Paoli | 13-09-2006 | L'Italia è uno stato di polizia? Questa è davvero una barzelletta... Propongo all'amico che scrive qui sotto di fare un soggiorno a Cuba da cubano, ché poi mi racconta.
Gordiano Gordiano Lupi | 10-09-2006 | Be', adrianotovo, intanto in Italia si può usare internet per pubblicare su un giornale web un commento come il tuo. A Cuba, chiedi a Guillermo Fariñas Hernández, questo non si può fare... Enea Sansi | 10-09-2006 | Sugli articoli di Lupi su Cuba ciò che mi sconcerta è soltanto una frase: Cuba è uno stato di polizia. Vorrei porre a Lupi questa domanda: L'Italia cos'è? adrianotovo | | 1 | |
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