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Paolo Diodati. Violenze sulla donna o violenze e basta?
 
Commenti presenti : 5 In questa pagina : da 1 a 5
   26-03-2010
Simone, ti è sfuggito che indirettamente il pensiero del signor Scicolone è stato reso noto e abbastanza brutalmente. Non riconosceva Maria come figlia, perché pensava che non fosse sua. Altrimenti, perché denunciare ai carabinieri Maria e madre per ricevimento uomini in casa? Il lato debole del film è proprio questo: la santificazione della figura materna e la demonizzazione del padre. Quindi c'è eccome, violenza sull'uomo.
Domenico Marcacci   
 
   19-03-2010
Non seguo più quotidianamente TF. Quindi mi si perdoni l'inesattezza, se dico che nessuno ha parlato del bellissimo film che la Loren ha voluto dedicare a sua madre. In rete è possibile trovare tanti commenti in cui la Loren viene derisa e insultata a torto. Nel film è possibile trovare una conferma alla tesi forte che lei, prof, ha sostenuto. Romilda Villani è la donna-famiglia che salva e forgia le due splendide figlie. Gli uomini ne escono con le ossa rotte e ridicolizzati. Ad eccezione di Carlo Ponti. Il peggiore di tutti, il signor Scicolone, è il piccione-fagiano così ben descritti nell'articolo... . Ma c'è un ma... . La Loren fa un monumento a sua madre, distrugge pubblicamente il padre, ma non spende una parola per cercare di spiegare perché il disprezzabile padre s'era intestardito a non voler riconoscere come figlia sua sorella Maria. Pur stando dalla parte del torto marcio, perché aveva riconosciuto la Loren e s'era impuntato su Maria? Ecco, la Loren ha vendicato eccessivamente sua madre, esercitando una certa violenza sul padre che, magari, avrà avuto anche dubbi sulla sua paternità. Per non parlare del fatto che Carlo Ponti, più vecchio di lei di 20 anni, non avrà avuto problemi nel mantenere due famiglie, solo perché aveva i soldi. Quindi la Loren salva solo gli uomini con i soldi. Per questo sta con Berlusconi.
Simone   
 
   08-03-2010
grazie Paolo a nome di tante donne.La tua è una sensibilità eccezionale.
patrizia
patrizia garofalo   
 
   08-03-2010
concordo con tutta l'analisi: è in corso la prima indagine sulla violenza domestica che vede il soggetto maschile come vittima

http://indagine-violenzadomesticasulluomo.blogspot.com

inoltre la violenza maschile come prima cusa di morte delle donne è un falso ideologico
La violenza maschile: prima causa di morte per le donne
La campagna di disinformazione finalizzata alla demonizzazione della figura maschile, in atto ininterrottamente da 40 anni, utilizza diversi filoni.
Uno dei più inflazionati è il postulato della violenza maschile come “prima causa” della morte delle donne.
Con ogni mezzo ci si affanna a propagandare la mistificazione, col risultato che radio, tv e carta stampata grondano il medesimo messaggio artefatto e privo di ogni fondamento: in Italia la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne.
Senza nulla togliere al dolore che i familiari provano per ogni vittima di morte violenta, a prescindere dal genere, proviamo ad analizzare su quali fondamenta scientifiche poggia la propaganda vittimistica unidirezionale.
E’ curioso notare come la prima causa di decesso in Italia vari a seconda di ciò che si vuole, al momento, mettere sotto i riflettori: nei servizi giornalistici degli ultimi anni la prima causa di decesso è stata il cancro, oppure l’infarto, gli incidenti stradali, il diabete, le malattie infettive, il fumo attivo e passivo, l’alcool …
Quando parla l’oncologo il cancro è il principale fattore di rischio, quando parla il cardiologo il principale fattore di rischio diventano le malattie cardiocircolatorie, quando invece parlano soggetti indottrinati alla logica persecutoria antimaschile, ecco pronta la mistificazione preconfezionata della violenza di lui che uccide lei.
Propaganda, non informazione
Paul Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda nonché esperto di comunicazione del III Reich, ha reso celebre la teoria: “prendete una bugia e ripetetela mille volte: diventa una verità”.
E’ esattamente ciò che viene messo in atto dalla campagna di criminalizzazione antimaschile.
Ne risulta, infatti, che la violenza maschile come prima causa di morte delle donne viene arrogantemente divulgata (e passivamente accettata) senza il minimo riscontro nei dati ufficiali disponibili e – curiosamente – senza alcun accenno di verifica da parte degli infervorati divulgatori.
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Indagine Multiscopo ISTAT sulle cause di morte (2002)
In Italia un totale di 560.390 decessi, di cui:
Maschi: 279.296
Femmine: 281.094
Non si tratta di dati reperiti clandestinamente a costo di faticose ricerche, sono griglie consultabili da chiunque, gratuitamente, presso il sito www.istat.it
Per omicidio e lesioni provocate intenzionalmente da altri (codice descrittivo dell’Indagine: BE77) sono morte in Italia, nel 2002, 560 persone, di cui
Maschi: 401
Femmine: 159
159 decessi su un totale annuo di 281.094 (0,06%).
Non c’è l’intenzione di sottovalutare l’importanza dei 159 decessi, è necessario provare grande partecipazione per il dolore di quelle 159 famiglie ed esprimere ferma condanna nei confronti di autori/autrici dei gesti criminali.
Ma il focus è un altro, da individuare nelle rilevazioni statistiche: lo 0.06% sarebbe ciò che la narrazione dominante tenta di imporre come prima causa di morte delle donne.
Il 28 giugno 2008 l’ISTAT ha inoltre pubblicato le stime preliminari di mortalità per cause, comparando i dati 2003 (definitivi) ai dati 2006 (stime).
Per questa proiezione l’ISTAT ha usato un metodo diverso, accorpando sotto la voce “cause accidentali e violente” eventi di varia natura. La voce quindi comprende non solo donne vittime di omicidio, ma anche di suicidio, catastrofi naturali, incidenti stradali, incidenti domestici etc.
Anche il sottogruppo violenza in famiglia è compreso nella voce “cause accidentali e violente”

CAUSE DI MORTE
(la tabella ISTAT non è riproducibile nello spazio dedicato al commento)

Dallo schema emerge una flessione, seppur minima, delle proiezioni 2006 rispetto ai dati 2003.
Inoltre il dato complessivo (non il solo omicidio ad opera del partner) è in ogni caso ben lontano da costituire il primo fattore di rischio per i soggetti di genere femminile, rappresentando circa il 2,5% del totale.
Se L’ISTAT scorporasse la sola voce omicidio ad opera del partner, o ex partner, si avrebbero valori percentuali ancora minori, verosimilmente inferiori all’ 1% a conferma dei dati relativi al 2002.
Va infatti ricordato che nella percentuale del 2,49% sono comprese anche donne uccise “per cause accidentali e violente” nel corso di una rapina in strada, un furto in villa, un tentativo di sequestro o un regolamento di conti fra malavitosi – quindi non dal partner – oltre a donne uccise da altre donne, siano esse madri, sorelle, figlie o nipoti, come anche colleghe, rivali in amore, compagne di università, partners lesbo, vicine di casa e altro ancora.
Tra i casi più noti i delitti di Perugia, Erba e Novi Ligure.
Ci auguriamo che tale suddivisione venga analizzata e pubblicata quanto prima, per avere una documentazione ancora più dettagliata.
In conclusione: che la violenza maschile costituisca la prima causa di morte delle donne non è mai emerso da alcuna indagine dei maggiori istituti di ricerca pubblici o privati.
Non lo ha mai sostenuto l’ISTAT, l’Eurispes, il CENSIS; non è mai risultato da alcuna ricerca universitaria….
Lo dice Telefono Rosa
Però lo dice lo dice sempre, lo dice ovunque …. e fa proseliti, che si accodano bovinamente al coro senza mai preoccuparsi di verificare l’attendibilità di quanto affermato.
Un inganno colossale o - per chi preferisce - propaganda, mistificazione, terrorismo psicologico ….. certamente non può in alcun modo essere definita “informazione”
Una informazione serena, obiettiva ed imparziale risponde a criteri decisamente diversi.
fabio nestola   
 
   07-03-2010
Iniziato con le fredde ma significative statistiche e il simpatico stile brillante di sempre, l'articolo vira all'improvviso e finisce in poesia. Mi sono venuti i brividi per la fagiana e le lacrime per il cuore di mamma, dopo il divertimento sulla coppia di piccioni. Non riesco a credere che lei sia come i piccioni che ha descritto così bene. Lei ama le donne e ci ha fatto uno splendido regalo per l'8 marzo. Ci si può innamorare di un modo di scrivere?
ornella marcacci   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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