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Lucio De Angelis. Al Teatro dell’Angelo un UFO ne “Le tre verità di Cesira”
19 Novembre 2009
 

Gennaro Cannavacciuolo, attore dialettale e Premio Olimpico del Teatro, nonché extraterrestre data l’incultura imperante, è in scena a Roma al Teatro dell’Angelo fino al 22 novembre con Le tre verità di Cesira di Manlio Santanelli.

La pièce nacque come operazione di “Teatro a domicilio” concepita e realizzata in occasione di “Extramura '90 - Rassegna Internazionale di teatro fuori dal teatro” organizzata per la città di Firenze dalla compagnia Pupi e Fressede.

Prerogativa di questa rassegna era la presentazione di spettacoli concepiti per spazi non squisitamente teatrali, da qui l'esigenza di estremizzarne il concetto portando addirittura il teatro nelle case. Al di là della specifica esigenza di animare la rassegna con una proposta nuova, la compagnia si proponeva di sperimentare il rapporto con il pubblico, di recuperare la funzione principale del fare teatro, ovvero la comunicazione tra persone che decidono di riunirsi per vivere insieme l'esperienza della rappresentazione.

Tale sperimentazione si è poi rivelata di grande aiuto alla realizzazione dello stesso testo per lo spazio teatrale. Dopo 84 rappresentazioni in altrettante case delle Provincie di Firenze ed Arezzo lo spettacolo è approdato al palcoscenico per il quale era stato originariamente scritto dall'autore.

 

Le tre verità di Cesira è un monologo a più voci nel quale la protagonista racconta tre surreali versioni a giustificazioni alla presenza di baffi in un corpo di donna, femminile con tutto il colore che la napoletanità dell'autore e dell'interprete possono esprimere. Tre racconti decisamente surreali, dove la comicità vira spesso verso il grottesco, aprendo squarci amari sulla verità… Ma verità di che? Verità della condizione esistenziale della protagonista? Verità della condizione sociale del sottoproletariato napoletano? Verità pirandelliana dell’ambiguità del linguaggio e della comunicazione umana?

La particolarità della messa in scena di Pupi e Fresedde consiste nell’aver affidato il personaggio della donna baffuta ad un interprete maschile, il bravissimo Cannavacciuolo, riconducendo questa Cesira all’interno di una lunga galleria di ritratti di “mostri ermafroditi”, di “matrone virili” di cui è ricca la tradizione napoletana dall’antica Opera Buffa fino ai vari De Simone, Ruccello e Moscato. Un grottesco napoletano contaminato dalla grande esperienza del teatro di Eduardo, una messa in scena di grande impatto comico attraversato da una amarezza di fondo tipica della migliore tradizione partenopea.

 

In sala il pubblico è quasi tutto over 50. L’atmosfera è casalinga. Avvolti in questo vicolo napoletano tra bassi scalcinati, una fotografia in bianco e nero proiettata, e mille panni colorati appesi, la voce di Mina riscalda. “Se telefonando” accoglie, “E l’uomo per me” stende. Siamo ad un passo dal piccolo palco. Gennaro-Cesira, vestaglia in raso da geisha, acqua santa usata come profumo, foto di Maradona e bandiera del Napoli, è la donna baffuta in un omaggio sentito ai femminielli di via Toledo, al mondo omosessuale, al travestitismo.

Le tre verità” sono le spiegazioni che il nostro Cesira si è data sull’apparizione di quei baffi: è muffa, colpa dell’inquinamento o un miracolo? Il testo è cosparso di crudeltà e piccole vere tragedie, un mondo, emarginato e solitario e di voglia di apparire, uscire da quel buco senza sole. Stupri, un aborto, sfratto: drammatico e tragico, poco ironico. Cannavacciuolo è da spellarsi le mani. Mancano all’appello “Parole, parole” della tigre di Cremona e “Malafemmina” di De Curtis, forse anche “Madame” di Renato Fiacchini, che sarebbero cadute a pennello, come il cacio sulla pummarò.

 

Nel suo sito Cannavacciuolo ricorda che nel 1981, Eduardo De Filippo pubblicava sull’ordine del giorno del suo teatro: «Ringrazio Gennaro Cannavacciuolo per la collaborazione, ma soprattutto per l’impegno e la serietà con cui ha affrontato ben due sostituzioni; e non è finita qui…» (31 luglio 1981).

Gennaro Cannavacciuolo, napoletano di nascita, aveva allora appena 20 anni. Si è quindi formato presso la Scuola di Eduardo de Filippo durante sei anni e, successivamente, a fianco di Pupella Maggio, collezionando successi e scritture prestigiose.

Per la critica, Cannavacciuolo, attore, cantante, è oggi sinonimo de eclettismo, di classe, talento e fantasia ineguagliati. L’ultimo erede di questa grande scuola teatrale di un tempo, che lo rendono capace di affrontare il comico, il tragico, il cabaret, la rivista.

 

Manlio Santanelli è certamente il più rappresentativo ed il più rappresentato tra i nuovi autori contemporanei italiani. Nato a Napoli nel 1938 si e' laureato in giurisprudenza, ha lavorato alla Rai fino all'80, anno in cui è andata in scena la sua prima commedia Uscita d'emergenza.

 

Teatro: Teatro dell’Angelo

Città: Roma

Titolo: Le tre verità di Cesira

Autore: Manlio Santanelli

Cast: Gennaro Cannavacciuolo

Regia: Angelo Savelli

Periodo fino al 22 novembre


Lucio De Angelis

(da Notizie radicali, 19 novembre 2009)


 
 
 
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