Chianciano Terme, 12 novembre 2009
Care compagne, cari compagni,
il nostro essere qui, a questo VIII Congresso di Radicali Italiani, dimostra ancor più, quanto ricco, forte e determinato sia questo Movimento e più in generale la realtà Radicale.
Questo è l’unico partito, nel panorama politico italiano, che vede regolarmente convocati gli organi deliberativi e che vede e coinvolge quanti, assumendosene tutti i costi, danno corpo all’azione e all’iniziativa politica.
Se noi quantificassimo, e ritengo dovremmo farlo, le spese e le ore di impegno che ciascuno di noi assicura all’iniziativa politica radicale, avremmo un bilancio che si avvicinerebbe di più al valore della realtà del nostro Movimento di quanto non si possa evincere invece dai dati strettamente “contabili” di Radicali Italiani.
È vero viviamo di autofinanziamento, ma non solo e non soltanto delle quote di iscrizione e di contribuzione che registriamo sui nostri conti; viviamo soprattutto dell’apporto di quanti, giorno per giorno, praticano il loro essere radicali stando per esempio nelle strade, tra la gente, ad informare, a raccogliere firme, a tentare di far partecipare in modo diretto i cittadini alla vita politica e istituzionale.
Conoscenza che cerchiamo storicamente di assicurare, nel modo più diretto possibile e che vorremmo fosse assicurata in modo costante e a tutti i livelli, per tutti.
I Radicali lo hanno fatto innanzi tutto con Radio Radicale per 33 anni e oggi ci troviamo a dover combattere perché quel servizio pubblico non sia cancellato. Lo abbiamo fatto destinando prima i soldi del finanziamento pubblico dei partiti, poi quelli dell’editoria e infine, dopo vent’anni in cui abbiamo assicurato la messa in onda delle sedute parlamentari assumendocene tutti gli oneri, facendo fronte a questa parte con gli introiti della convenzione oggi a rischio.
Ecco come abbiamo utilizzato noi radicali i fondi pubblici.
Come soggetto politico ci troviamo a vivere ed è stato così per tutto l’anno, una difficilissima situazione finanziaria e organizzativa, e dunque politica, che mette costantemente in discussione la stessa esistenza del Movimento.
Eppure, seppur con pochi strumenti, riusciamo a fare molto, ad affrontare grandi battaglie, spesso anche molto ambiziose, soprattutto se confrontate con le risorse a disposizione. La determinazione e l’impegno dei militanti è sempre stata la nostra forza e la nostra materia prima del nostro essere e anche del nostro essere diversi dagli altri.
Quale soggetto politico vive di così pochi mezzi, senza mai aver avuto un condannato o anche solo un indagato o un imputato per corruzione, concussione o per aver sperperato soldi pubblici.
In quale altro partito basta iscriversi, certo con una quota impegnativa, ma basta essere iscritto per partecipare direttamente a pieno titolo ai congressi, con elettorato attivo e passivo.
Forse, anche per questo dobbiamo non esistere, non dobbiamo essere conosciuti.
È questo costume politico che non deve essere conosciuto, perché fa paura.
Perché è l’opposto del costume di questo Regime partitocratico.
Il Congresso di un anno fa era all’insegna della resistenza radicale, R/esistenza radicale.
Eravamo in una situazione di quasi certa eliminazione e cancellazione dei radicali.
Avevamo ottenuto, dopo l’elezione e la mancata proclamazione dei senatori nella XIV legislatura, l’elezione o meglio la nomina di 9 parlamentari nelle liste del Partito Democratico, dopo averci negato la possibilità di presentare nostre liste, come invece è stato consentito all’Italia dei valori.
E guarda caso nel primo caso la mancata proclamazione vedeva Pannella fra gli esclusi dal Senato e nel secondo caso, abbiamo visto, vissuto e dovuto consapevolmente accettare, il veto a Pannella in Parlamento.
Dicevo, eravamo in una situazione in cui pur avendo degli eletti questi dovevano essere “nascosti” tra le file del PD e non certo per nostra volontà, eravamo alla vigilia dell’appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo dove i rischi della nostra fuori uscita erano palpabili e dovevamo affrontare l’anno in cui anche il rischio di far fuori Radio Radicale era ampiamente previsto e preannunciatoci da Marco Pannella ed era praticamente di già stato chiuso il Centro d’Ascolto dell’informazione radiotelevisiva.
Uscimmo da quel congresso difficile e per certi versi anche drammatico, con una mozione che risultava debole sull’analisi del sessantennio partitocratico e che, per questo, vide l’astensione di Pannella.
In questo anno di R/esistenza però, i nostri parlamentari sono stati riconosciuti come delegazione radicale nel gruppo del PD, abbiamo seminato e fatto germogliare il senso e la necessità della trasparenza e della conoscenza della vita istituzionale a tutti i livelli incardinando il processo per l’istituzione dell’Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, si è riusciti a tenere accesa l’antenna del Centro d’Ascolto e in vista dell’appuntamento elettorale per le elezioni europee abbiamo organizzato la nostra iniziativa politica ripercorrendo e documentando 60 anni di illegalità e di assalto allo Stato di diritto, realizzando quel prezioso documento che abbiamo intitolato La Peste italiana, per far vivere il dettato della nostra Carta Costituzionale.
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QUI per il testo integrale della relazione
e altri documenti del Congresso di Chianciano