I Corni Bruciati sono due possenti cime rossastre (tre se si considera anche l’avancorpo più meridionale) che s’innalzano dalla cresta S del Disgrazia dopo il Passo di Corna Rossa, dove giacciono i resti della povera Capanna Desio. Sono relativamente isolati dalle altre cime e questo ne fa un valido punto di vedetta.
La salita non è banale perché si deve arrampicare e intuire alcuni passaggi su cenge.
Ci sono salito oggi pomeriggio con Pascal che, dopo aver passato mesi in acqua a portare i clienti a far canjoning, ha deciso di seguire l’evoluzione che già milioni di anni fa fecero i pesci e adattarsi alla vita sulla terra ferma.
Escursione del 30 settembre 2009
Siamo partiti da Prato Isio, che si raggiunge in mezz’ora di macchina da Berbenno passando per Polaggia e Gaggio di Polaggia. Tutta la strada è asfaltata, cementata nell’ultimo tratto. Si lascia l’auto all’ingresso dell’alpeggio, dove c’è il faggio secolare.
Continuando a piedi sulla rotabile siamo arrivati a Caldenno (m 1750, ore 0:30), per risalire verso N la Valle di Caldenno (sentiero segnalato) fino al bivio Passo di Caldenno - Passo di Scermendone. Optando per il secondo abbiamo piegato a N e dopo aver percorso circa la metà del falso piano che separa dalla scarpata del passo, abbiamo piegato a dx (NO). Per gande infami prima, e una vallecola di roccia e detrito poi, siam giunti all vallone glaciale fra i due corni, dove una consistente lente bianca ricopriva ancora in fondo del comprensorio.
Il passo successivo è stato prendere il canale a N che sale tra il corno settentrionale e la sua anticima SE (m 2995). Con facile arrampicata montiamo la cresta SE che in breve ci porta in vetta (Crorni Buciati cima settentrionale, m 3097, passi di II+, ore 3).
Scendiamo sul lato di Predarossa (O) e ci abbassiamo di molto per ripiani e salti rocciosi (passaggi non subito trovati), finché al limitar di sx della montagna, che altrove offre solo un gran salto di rocce, non si presenta un docile colatoio che porta al canale detritico che separa i corpi dei Corni Bruciati partendo dalla massima depressione fra di loro fino alla Valle di Preda Rossa. Poco prima della cima del canale pieghiamo a dx e saliamo un altro canale marcissimo di serpentino scivoloso. Lo abbandoniamo a 2/3 del suo sviluppo verticale e usciamo a sx per una cengia che porta ad un camino. Ravanando un po’ saliamo il camino fino in cima ad una torretta (passo di IV) che precede un successivo e meno marcato intaglio. Dall’intaglio precipita un colatoio detritico che dopo un centinaio di metri s’interrompe nel nulla. Vi scendiamo con prudenza perché gli appigli si sgretolano, poi risaliamo a dx i 4 metri di schifezze che mancano al valico. L’esposizione a SE non tranquillizza certo. Saliamo sullo spigolo, poi, grazie a una cengetta verso dx (III), ci portiamo sui generosi ripiani rocciosi della parete. La via è ora evidente e si sale al dritto (I-II) per una chiara valletta fino alla selletta sotto la vetta (che belle rime!). 4 sassi e siam sulla cima principale dei Corni Bruciati (m 3114, ore 1:30).
Paesaggio superbo, specie perché il sole sta tramontando (ore 18:30) e le stratificazioni delle nuvole nel cielo acquistano una profondità del tutto insolita.
Dalla vetta seguiamo quindi la cresta meridionale (I-II) fino a prendere un canale di detriti che ci getta in Val Terzana.
Sta diventando notte, ma la luna ci arriva in soccorso e ci accompagna nella nostra risalita al Passo di Scermendone (m 2595, ore 1:30) e nella successiva discesa per la via segnalata nella Valle di Caldenno. Prato Isio (m 1600, ore 2).
Enrico Benedetti