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Maria Pina Ciancio: Quei libri che mi hanno salvato la vita
08 Novembre 2009
 

Lettura, vizio precoce: da ragazzo raccattavo i giornali unti di pesce che trovavo per strada, li facevo asciugare, li leggevo di notte (G. Bufalino) 

 

La mia educazione sentimentale, così come il mio ancoraggio alla realtà è passato soprattutto attraverso i libri. Ho cominciato le mie letture (più o meno adulte) all’età di dieci anni, in un terreno di totale indipendenza e anarchia rispetto all’età e alle proposte (quasi inesistenti) che venivano dalla scuola. I titoli li sceglievo da una rivista gratuita che ricevevo in abbonamento trimestrale per posta. Pochi fogli spillati, copertine a colori e una trama striminzita breve di tre righe. Ma bastava quello. Sui soldi degli acquisti baravo. Sono state le uniche bugie che ho detto. Ma è servito a salvarmi la vita.

 

  I libri che sceglievo erano a volte buoni, a volte meno, ma questi sono errori di gioventù privi di pericolo e che non fanno male. Accanto alla passione per le storie è venuta poi quella per la poesia e la letteratura. Mia madre non ha mai compreso pienamente cosa vi cercassi dentro con tanto affanno e ardore, i lunghi pomeriggi spesi a leggere in un angolo delle scale sotto il lucernario. Non le ho mai detto che sopperivano alle inadeguatezze della vita. Ed è stato un bene. Le accettazioni e i compromessi arrivano dopo. Quando si è giovani si ha l’impazienza di espandersi e di identificarsi con qualcuno che ci lascia liberi di emozionarci e di sognare anche. E i personaggi delle mie storie, padri, madri, amici, figli, amanti (demoni o santi che fossero), erano così. Spiriti liberi, emancipati e creativi. Con loro mi addormentavo e mi svegliavo al mattino dopo aver attraversato notti avventurose e insonni, in cui mi improvvisavo anch’io protagonista, eroina ribelle, incantatrice o strega.

   

Adesso so che è un’abitudine anche questa. Un vizio come gli altri. La mia occasione di stare al mondo.

     

5 novembre 2009

 


 

Maria Pina Ciancio

 


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