Il presidente del Consiglio, pare, risponde finalmente alle “dieci” domande. Lo fa, come d’abitudine, nel “salotto”, questa volta di carta, di Bruno Vespa, del cui libro non si sa più cos’altro ci sia da leggere, centellinato com’è stato via agenzia di stampa, giorno dopo giorno, per un mese. Come usa dire il fidato Nicolò Ghedini? “Mavalà!”. Ci ha messo tutti questi mesi per venirci a dire, nuovamente, che con la minorenne Noemi non ha avuto rapporti? Bene, se Berlusconi lo dice, per un attimo crediamolo. I rapporti, inevitabilmente, si spostano sul padre. Dal momento che sulla natura di questa conoscenza e di questa amicalità si sono lette una quantità di versioni, tra loro opposte e contrastanti, toccherà ora capire come mai il signor Letizia fosse nella disponibilità del numero di portatile privato del presidente del Consiglio; come mai discutesse con lui di possibili candidature; come ne fosse diventato amico; perché, come mai si sia precipitato alla festa della figlia…
Raccontano che il sorriso del presidente del Consiglio sia sempre più forzato e tirato. Si capisce: non si può comportare come vorrebbe, e si trova imbrigliato da mille fili che lo paralizzano: un Gulliver della politica ostaggio dei suoi stessi amici e alleati. Non che spiaccia questa sua paralisi: ogni volta che Berlusconi ha avuto le mani libere è stato un disastro per il paese. Fatto è che Umberto Bossi pensa alla sua bottega; sono tutt’altro che spuntate le unghie di Giulio Tremonti, che silenzioso continua a tessere la sua tela, e mantiene buoni rapporti con Bossi da sempre, ma anche con Gianfranco Fini; quest’ultimo è sempre più irritato, per le campagne del Giornale, e hai voglia a dissociarti da quello che Vittorio Feltri scrive e fa pubblicare; e anche in quella che un tempo era Forza Italia sono molti a pensare al “dopo”. Berlusconi inoltre deve fare i conti con un Quirinale accigliato, che attende non troppo paziente sulla riva del fiume. Il nodo delle regionali è tutt’altro che risolto: certamente la tavolata è ampia e posti a tavola se ne possono aggiungere; ma sono tanti i famelici pretendenti, persone che non hanno l’abitudine di salvare le apparenze usando le posate. È possibile che molti che aspirano ad entrare siano impresentabili al pari dei destinati ad uscire. Ci sono poi i rapporti con il Vaticano, ricuciti solo perché al momento al Segretario di Stato Vaticano così conviene, ma quello che oltretevere serve oggi, non è detto sia ritenuto utile domani. Per non parlare del quadro internazionale: gli Stati Uniti osservano diffidenti e preoccupati; gli altri divertiti per le gaffes e le boutades, ma al momento buono si riveleranno amicizie che sciolgono come neve al sole. Per Giuliano Ferrara Berlusconi anticipa le mosse del presidente americano e di altri leader “rispettabili”. È stata scritta solo qualche giorno fa, la nota per Panorama dove si sostiene che «il rapporto privilegiato con la Russia, poi le trattative con Gheddafi, ora l’appoggio a Blair in Europa. Tutto ciò mette l’Italia al crocevia dove si decide il futuro…». Washington, Berlino e Parigi però non sembrano condividere questa opinione.
Francesco Rutelli saluta e se ne va dal PD, un addio sancito con una lettera ad Europa. C’è chi lo segue, ma non è questo il problema maggiore con cui dovrà fare i conti il neo-segretario Pierluigi Bersani, anche se terrà banco per qualche giorno. Ora che ha finito il suo primo giro d’orizzonte, Bersani dovrà cominciare a sciogliere qualcuno dei tanti nodi, dentro e fuori il partito, che si è trovato sulla scrivania. Rinnovati i capigruppo: Dario Franceschini alla Camera, Rosy Bindi al Senato. Difficilmente chi verrà potrà far peggio di chi l’ha preceduto. Ora però è tempo di qualche risposta politica, di uscire dal vago e dai silenzi. È tempo di qualche indicazione sul comportamento da assumere in Parlamento, e più in generale di prospettiva.
Per quel che si comprende, non ci si è mossi molto da quella sfida che vide opposti, cinquant’anni fa, da una parte Marco Pannella e dall'altra Palmiro Togliatti, il “duello” dalle colonne di Paese Sera. Certo, la situazione è completamente diversa; e diversissimi sono gli “attori”, le loro esperienze, culture, percorsi; tuttavia torna in mente lo slogan (che non era un semplice slogan, era politica nel senso più alto), coniato da Franco Roccella: no all’unità delle sinistre laiche, sì all’unità laica delle sinistre. Se è consentito un azzardo, siamo ancora qui.
Ne avremo da discutere, al prossimo congresso di Chianciano.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 6 novembre 2009)