Di poesia non si vive, anche se per la poesia si può vivere. È quello che ha fatto la grande poetessa Alda Merini , scomparsa il giorno di Tutti i Santi, nella sua Milano, all'età di 78 anni a causa di una grave malattia. Lei ha scelto la poesia come unica fonte di ispirazione e di sostentamento e ha lasciato questo mondo nella più completa povertà. Lo stesso crudele destino è capitato (e rischia di capitare ancora) a tanti altri importanti artisti passati alla storia, che hanno scelto l'arte e solo quella, pur sapendo che si tratta di una strada in salita, rinunciando agli agi della vita per immolarsi ad una causa sublime e finendo il loro viaggio terreno nell'indigenza, dimenticati da tutti, per poi magari venire riconosciuti, rivalutati ed inneggiati dalla società quando ormai era troppo tardi.
Altri artisti invece, in particolare parliamo degli scrittori, conducono una “doppia vita”:da una parte svolgono lavori comuni per potersi mantenere e dall'altra continuano a coltivare la propria arte. Come ci ha insegnato Alda Merini, considerata una delle più grandi poetesse del Novecento, in una sua splendida poesia: «I poeti lavorano di notte/ quando il tempo non urge su di loro,/ quando tace il rumore della folla/ e termina il linciaggio delle ore./ I poeti lavorano nel buio/ come falchi notturni od usignoli/ dal dolcissimo canto/ e temono di offendere iddio/ ma i poeti nel loro silenzio/ fanno ben più rumore/ di una dorata cupola di stelle».
Alda Merini ha vissuto intensamente le passioni umane, pagando a caro prezzo tutte le sue scelte. Abbiamo già parlato di lei nell'autunno 2001 su uno dei primi numeri della “Bottega etteraria”, quando la poetessa è stata ospite a Madesimo in occasione del Centenario di Giosuè Carducci. In quell'occasione ho avuto modo di notare la particolarità del suo carattere, la sua umanità, la grande genialità artistica. In quell'occasione aveva parlato dei poeti e della poesia: «I poeti tentano di ammazzarli, vogliono portarli via, come le piante, come le radici buone, in una società dove c'è solo il commercio, dove c'è soltanto l'utile, quello che torno in conto, la radice del poeta dà fastidio, il poeta è ancora puro».
C'è davvero da chiedersi come sia possibile che scrittori e scrittrici dal valore indiscusso possano morire abbandonate a se stesse, nella più completa e desolante povertà. È questo il valore dell'arte? È forse ora di alzare la voce perché alla poesia e ai poeti venga riconosciuta la dignità che si meritano.
Vorrei concludere riportando uno stralcio di una delle poesia recitate a Madesimo nel 2001: «Ma vicino alle piante di Madesimo, perché le montagne non sono che immensi alberi che diventano rocce, io ho capito il mio vero carattere e che da umile arboscello è cresciuta la mia poesia, contro cui gli uomini battono i denti dal freddo, pensando che le la mia neve potrebbe sciogliersi e diventare una valanga d'amore».
Paola Mara De Maestri
Alda Merini è nata a Milano il 21 marzo 1931. Ha esordito giovanissima, a soli sedici anni, sotto l'attenta guida di Angelo Romanò e Giacinto Spagnoletti. La sua prima raccolta di poesie, La presenza di Orfeo, uscita da Schwarz nel 1953 con una presentazione di Spagnoletti, ebbe un grande successo di critica. Si sono occupati di lei, fra gli altri, Oreste Macrì, David Maria Turoldo, Salvatore Quasimodo, Pier Paolo Pasolini, Carlo Batocchi, Maria Corti, Giovanni Raboni. Successivamente furono pubblicati: Paura di Dio (Scheiwiller 1955), Nozze romane (Schwarz 1955), Tu sei Pietro (Scheiwiller 1962). Le quattro raccolte di versi sono state riunite con il titolo La presenza di Orfeo da Secheiwiller nel 1993. Dopo vent'anni di silenzio, dovuto alla malattia, sono apparse: La Terra Santa (Scheiwiller 1984), Testamento (Crocetti 1988), per Einaudi Vuoto d'amore (1991), Ballate non pagate (1995), Fiore di poesia (1951-1997) (1998), Superba è la notte (2000), Più bella della poesia è stata la mia vita (2003 con videocassetta), Clinica dell'abbandono (2004), per Frassinelli L'anima innamorata (2000), Corpo d'amore. Un incontro con Gesù (2001), Magnificat. Un incontro con Maria (2002), La carne degli Angeli (2003). Nel 1996 Scheiwiller ha raccolto alcune plaquette ne La Terra Santa: Destinati a morire (1980), La Terra Santa (1983), Le satire della Ripa (1983), Le rime impetuose (1983), Fogli bianchi (1987). Con L'altra verità. Diario di una diversa (prima edizione Scheiwiller 1986, nuova edizione Rizzoli 1997) inizia la sua produzione in prosa, a cui sono seguiti Delirio amoroso (il Melangolo 1989 e 1993), Il tormento delle figure (il Melangolo 1990), Le parole di Alda Merini (Stampa alternativa 1991), La pazza della porta accanto (Bompiani 1995, Premio Latina 1995, finalista Premio Rapallo 1996), La vita facile (Bompiani 1996), Lettere a un racconto. Prose lunghe e brevi (Rizzoli 1998) e Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta (Scheiwiller 1999). Vi si aggiungono Aforismi e magie (Rizzoli 1999, BUR 2003), raccolta di aforismi, e l'antologia di poesie Folle, folle, folle d'amore per te. Poesie per giovani innamorati (Salani 2002). Nel 1993 ha ricevuto il Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la Poesia, nel 1996 il Premio Viareggio, nel 1997 il Premio Procida-Elsa Morante e nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Settore Poesia.