Mi vedo trattare ancora una volta come se fossi una bambina che deve chiedere il permesso ai genitori per poter uscire di casa. Papà Stato non mi lascia attraversare il mare alla volta degli Stati Uniti per ritirare la menzione speciale del premio “Maria Moors Cabot” assegnato dalla Columbia University. Da una parte sono felice perché ho vinto il terzo premio nel concorso di saggistica “Percorsi di Libertà”, con il testo “La libertà come forma di ricompensa”. Dall’altra sono triste perché l’ufficio emigrazione ribadisce che non posso uscire dal paese per nessun motivo. Non mi è consentito partecipare alla premiazione del “María Moors Cabot” e non mi viene permesso di viaggiare alla volta del Brasile, dove si terrà il lancio del mio libro con relativa conferenza davanti al senato. In ogni caso non permetterò che il divieto di uscire dal paese rovini la gioia per aver ottenuto un premio prestigioso. Passerò la notte della premiazione in compagnia di alcuni amici e festeggerò con loro, immaginando di essere alla Columbia University.
Propongo una campagna su Twitter, per eliminare una volta per tutte le restrizioni di viaggio per i cubani, sia per chi vive sull’Isola come per chi risiede all’estero. E pensare che non avrei bisogno di visti - il mio passaporto è pieno - ma è il mio governo che non mi lascia partire! Nella mia terra non esiste la tolleranza, non c’è rispetto nei confronti del pensiero anticonformista e siamo privi della libertà di espressione! Per fortuna posso sfruttare queste boccate di ossigeno che mi danno le brevi incursioni su Internet, altrimenti l’immobilità sarebbe ancora più drammatica. I miei nipoti non mi crederanno quando dirò loro che per aver avuto l’idea di tenere un blog sono stata condannata all’immobilità. Non posso esserne certa, ma intuisco che il futuro sarà diverso, più aperto al pluralismo e meno autoritario. Sogno di poter vivere in un’isola dove non si debba più chiedere il permesso per entrare e per uscire. Mi illudo che in un prossimo futuro vivrò in un paese normale, che non impedirà un viaggio all’estero per motivi politici. Per il momento posso solo usare Twitter - la mia unica arma - e gridare forte: “Internet e libertà di movimento per i cubani!”.
Yoani Sánchez, 13 ottobre 2009 su Twitter
Traduzione e rielaborazione di Gordiano Lupi