Non che sia simpatico, perché simpatico, oggettivamente, non lo è più di una gomma da masticare attaccata ai capelli. Ma dopo le sue “esternazioni” al termine di Italia-Cipro in quel di Parma, dove la squadra e lui stesso sono stati contestati, le firme più importanti ed autorevoli del giornalismo sportivo italiano (non chiedetemi quali siano, perché sinceramente le ignoro e mi aggrappo al tempo che fu) si sono compattate in un fronte unico contro di lui.
Ma chi si crede di essere? Ma pensa che la nazionale sia sua? Non è lui il padrone della nazionale. Moderi il linguaggio. Un personaggio pubblico non si dovrebbe permettere di utilizzare certi toni e certe parole. Questo, in estrema sintesi, ciò si è letto, visto e sentito su tutti i giornali.
Qui, ora, vogliamo tessere invece le lodi del commissario tecnico della nazionale campione del mondo: Marcello Lippi.
Evviva Marcello Lippi che dice le parolacce.
Evviva Marcello Lippi che sembra umano.
Evviva Marcello Lippi che esterna le emozioni.
Non se ne può più di “ringrazio il mister”, “dobbiamo fare bene”, “è merito della squadra”.
Non se ne può più di “sono a disposizione”, “siamo una squadra che non molla mai”, “l’importante è il gruppo”.
Non se ne può più di “dobbiamo fare bene”, “abbiamo fatto bene”... E... E... E basta, perché oltre a queste formule standard, poche altre sono le emozioni che ci regalano i nostri idoli della palla al piede.
Evviva Marcello Lippi, allora, e il suo rompere questa noiosa consuetudine del modello da dare. Evviva Marcello Lippi, Gennaro Gattuso, Bobo Vieri e i pochissimi altri che davanti a un microfono per interviste varie ed eventuali non si schermano dietro alle formule di rito che stressano più di un “salve”, “buongiorno”, “che freddo che è arrivato”, “sì, non ci sono più le mezze stagioni”. Evviva Marcello Lippi e tutti coloro che danno al calcio un volto e un’emozione più umana, anche se antipatica, meno convenzionale, anche se fuori luogo. Evviva il pane al pane, evviva Marcello Lippi (anche se è un gobbo)!
Gianni Somigli