16 Ottobre 2009
Caro amico di fraterno pensiero. stasera la cultura sale al castello. Fra non molto, dopo le frenesie estive e con i primi silenzi dell’autunno, questo richiamo indirizzerà i passi e le menti di tante persone verso il rinato splendore del nostro Castello. La parola cultura è forte e altrettanto intenso è l’impegno dell’immaginazione a prefigurare l’orientamento e la direzione di ciò che in quelle tante, prossime “stasera” sarà pienamente rispondente alla promessa. Mi piace immaginare che quei richiami possano essere identificati con la voce dell’intelligenza e del buon gusto: una voce capace di rompere il gelo, il silenzio, l’indifferenza che spesso dilaga fra i più, restringendone le opinioni e le scelte entro isole d’interesse e d’egoismo. Voglio sperare, come tu speri, nella rinascita della cultura, non dogmatica o monolitica ma dialettica e polemica: la cultura che rifletta inquietudine e ricerca, che proponga domande, non risposte già confezionate, che costituisca un terreno ove tutti possano incontrarsi, destra, centro, sinistra, per generare un patto, o un partito, il partito dell’intelligenza! Il compito di questo partito potrebbe essere quello di insegnare a riumanizzare la vita umana, a restringere gli spazi dell’incultura, di tutte quelle forme di potere che, in coerenza con le mode dei tempi nuovi e progressivi, rispondono ai desideri della gente, con reboanti o sfarzosi programmi, ignorando che l’operazione, non è culturale, ma è la portavoce del più sfrenato consumismo, un consumismo anche dell’anima che è già consumata abbastanza dalla prepotenza dei media. Potrebbe essere quello di salvare, o di recuperare, la storia della città, delle sue cerchie urbane e sociali, dei suoi piccoli negozi, delle sue piazze, delle strade ombreggiate da pini e platani …una città che recuperando un poco di’antico, anche attraverso le forme e i contenuti della migliore e sana tradizione, poetica, musicale, pittorica, scultorea, teatrale, non è città morta, ma la fonte dove noi uomini d’oggi, torniamo ad abbeverarci non solo di bellezza, ma di una dimensione umana che è bella anche quando è priva di particolari privilegi.
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