Forte è il connubio tra le arti, nella simbiosi di pensieri e di caratteri multiformi: la sagoma è il periodo, l’aggettivo è il colore, lo sguardo che si posa i segni pausativi; pause lunghe, emotive, introspettive, di amore, di sentimento, di sensualità poetico-pittorica, di eros. Ogni elemento riporta ad altro, al mito antico, alla favola di Ermione, alla musica di Orfeo, ove la cetra prende la forma dell’anima, dove l’arpa si veste dei toni di un oriente che ritorna nella lucentezza dei colori: plastici, brillanti e levigati al tatto, dove la lira incarna la poesia. È la donna di Klimt che incontra sulla soglia la donna di D’Annunzio e ne capta sonorità e misteri: «l’anelito alla felicità si placa nella Poesia» diceva Klimt e tale è la sua arte che trova nella poesia, piena convergenza:
Taci. Su le soglie / del bosco non odo / parole che dici / umane; ma odo / parole più nuove / che parlano gocciole e foglie lontane.
Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse. / Piove su le tamerici / salmastre ed arse, / piove sui pini / scagliosi ed irti, / piove su i mirti / divini, / su le ginestre fulgenti / di fiori accolti, / su i ginepri folti / di coccole aulenti, / piove su i nostri volti / silvani, / piove su le nostre mani / ignude, / su i nostri vestimenti / leggeri, / su i freschi pensieri / che l'anima schiude / novella, / su la favola bella / che ieri / t'illuse, che oggi m'illude, / o Ermione.
Dolce suona la “Poesia”, eterea sul “Fregio di Beethoven”, viatico per la felicità. Contrassegnata da elementi simbolici e da figure surreali che sfilano mute sul suo capo, la Poesia vince la lotta tra il bene e il male; la figura curvilinea, posta di profilo, regge con leggiadria la lira per suonare un inno, una sinfonia che liberi il mondo dal male. Il fregio è un “Inno alla gioia” e alla bellezza espressiva dove la pittura vascolare greca incrocia la pittura egiziana; dove il segno incisivo delle stampe giapponesi incontra la scultura africana. Un eclettismo notevole, dove i simboli allegorici sono filo conduttore di lettura: figure geometriche, cerchi, occhi, spirali, esprimono un clima di bellezza, di esaltazione, di caducità e di morte. La ricerca della felicità si placa nella poesia e le Arti ci guidano verso un regno ideale, l’unico che può donare all’uomo gioia, felicità e amore. Forte è la simbologia erotica. Il fregio è un inno alla vita, nella lotta tra il bene e il male ritorna la favola antica: il cavaliere corazzato cerca di raggiungere la donna ma deve prima superare le forze avverse. Nella scena finale, il cavaliere è immerso nell’abbraccio della donna non come eroe ma come amante soggiogato; una sorta di Sigfrido che supera il cerchio di fuoco che lo separa da Brunilde, la donna, di cui egli ignora l’esistenza e con la quale scopre l’amore. La funzione catartica dell’arte diventa sovrana.
Klimt ci offre un’arte ricercata, colta e raffinata, l’art nouveaux e un nuovo linguaggio espressivo. Se nella casistica dell’arte, l’oro richiama le antiche icone in cui è simbolo di sacralità, le figure di Klimt danno all’oro un significato nuovo, non più caratterizzante il credo o il potere ma l’Amore e tale diventa nel “Bacio”, l’oro, emblema di un amore passionale fino all’inverosimile, un “Compimento” ardente ma al contempo dolce e levigato nella raffinatezza dei colori, dei simboli allegorici reiterati, che caratterizzano lui avvolgente, lei sognante. E nel silenzio statico che avvolge gli amanti, si avverte una sorta di sacralità dell’“Amore”, un infinito di fiori e di cuori, che Klimt rende eterno in un erotismo palese nel gesto e che la ripetuta sinestesia rende vivo ai sensi:
E avvolgente è lui nel “Bacio”, sensuale nel “Compimento”, romantico in “Amore”:
Odi? La pioggia cade / su la solitaria / verdura / con un crepitio che dura / e varia nell'aria secondo le fronde / più rade, men rade.
Ascolta. Risponde / al pianto il canto / delle cicale / che il pianto australe / non impaura, / né il ciel cinerino.
E il pino / ha un suono, e il mirto / altro suono, e il ginepro / altro ancora, strumenti / diversi / sotto innumerevoli dita.
E immensi / noi siam nello spirito / silvestre, / d'arborea vita viventi; / e il tuo volto ebro / è molle di pioggia / come una foglia, / e le tue chiome / auliscono come / le chiare ginestre, / o creatura terrestre / che hai nome / Ermione.
Pittura ieratica, decadente, erotica, dove l’intreccio degli elementi crea una perfetta sincronia tra le arti, e la musica canta la poesia dei sensi:
Ascolta, Ascolta. L'accordo / delle aeree cicale / a poco a poco / più sordo / si fa sotto il pianto / che cresce; / ma un canto vi si mesce / più roco / che di laggiù sale, / dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco / s'allenta, si spegne.
Sola una nota / ancor trema, si spegne, / risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda / crosciare / l'argentea pioggia / che monda, / il croscio che varia / secondo la fronda più folta, men folta.
Ascolta. / La figlia dell'aria / è muta: ma la figlia / del limo lontana, / la rana, / canta nell'ombra più fonda, / chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, / Ermione. / Piove su le tue ciglia nere / sì che par tu pianga / ma di piacere; non bianca / ma quasi fatta virente, / par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca / aulente, / il cuor nel petto è come pesca / intatta, / tra le palpebre gli occhi / son come polle / tra l'erbe, / i denti negli alveoli / son come mandorle acerbe.
E nell’abbraccio reiterato, nella silente natura poetica, suoni e colori smaltati e smaglianti diventano vita…
E andiam di fratta in fratta, / or congiunti or disciolti / e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli / c'intrica i ginocchi
chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti / silvani, / piove su le nostre mani / ignude, / su i nostri vestimenti / leggeri, / su i freschi pensieri / che l'anima schiude / novella, / su la favola bella / che ieri / m'illuse, che oggi t'illude, / o Ermione.
L’abbraccio profondo e voluttuoso, fotografato su un piano liscio e levigato, le figure incorporee, apparentemente statiche, riflettono nei gesti e nello sguardo il senso di un’intimità profonda, una commistione tra simboli maschili e femminili, figure geometriche che esprimono passione, amore, sensualità.
Tale è il verso dannunziano che col gioco della sinestesia rende vivi all’occhio e all’orecchio gli elementi della natura. Chiara è l’identità decadente della pittura e della poesia; decadente come rinnovamento di toni espressivi.
Languida sensualità e amore, è la donna di Klimt. Una donna dai tratti levigati, eterei eppure palpabili nell’incorporeità, nella stretta, dove il femminile simbolico e contraddistinto si mescola divinamente al maschile. L’arte di Klimt esprime attraverso linee, colori e simboli l’interiorità stessa dell’artista.
Odi? La pioggia cade / su la solitaria / verdura / con un crepitio che dura / e varia nell'aria secondo le fronde / più rade, men rade.
Ascolta. Risponde / al pianto il canto / delle cicale / che il pianto australe / non impaura, / né il ciel cinerino.
E il pino / ha un suono, e il mirto / altro suono, e il ginepro / altro ancora, strumenti / diversi / sotto innumerevoli dita.
E immensi / noi siam nello spirito / silvestre, / d'arborea vita viventi; / e il tuo volto ebro / è molle di pioggia / come una foglia, / e le tue chiome / auliscono come / le chiare ginestre, / o creatura terrestre / che hai nome / Ermione. (Gabriele D’annunzio, 1863-1938, “La pioggia nel pineto” - Alcyone)
Anna Lanzetta
Gustave Klimt (1862-1918)
“Amore”, 1895, Vienna, Historisches Museum der Stadt Wien
“Il bacio”, 1907-1908, Vienna, Osterreichische Galerie Belvedere, Schloss Belvedere
“Il Compimento”, (particolare del fregio per Palazzo Stoclet), 1905-1909, Vienna, Osterreichisches Museum für angewandte Kunst
“Fregio di Beethoven”, (particolare), 1902, Vienna, Secession