Esordio alla Camera per i diciotto deputati della Rosa nel pugno. In apertura della seduta inaugurale della XV legislatura, Enrico Boselli ha denunciato un «problema politico e di legalita» rispetto alla mancata attribuzione di seggi al Senato alla Rosa nel pugno.
«Circa un milione di voti», spiega il leader dello Sdi, «espressi per la Rosa nel pugno sono rimasti senza rappresentanza a Palazzo Madama. E questo pone un problema di legalità che nasce da un paradosso politico che non viene imposto dalla legge ma da una sua clamorosa violazione. Se si applicasse pedissequamente la legge elettorale avremmo quattro senatori. E questa illegalità», conclude Boselli, «inficia tutta la legislatura». Per questo motivo, ha spiegato Boselli nel corso di una conferenza stampa con Bonino, Pannella, Intini e Villetti, i 18 deputati della Rosa nel pugno non partecipano alle prime tre votazioni per l'elezione del presidente della Camera, anche se la Rosa nel pugno non ha alcun dubbio sul sostegno a Fausto Bertinotti.
L'astensione iniziale vuole essere un modo per segnalare la mancata applicazione della legge elettorale al Senato, dove al momento la Rosa nel Pugno non risulta avere rappresentanti: un'esclusione sulla quale erano stati presentati ricorsi, e che ora è diventata questione politica portata all'attenzione anche del leader dell'Unione.
«Non si tratta», ha spiegato Emma Bonino, «di un atto contro Bertinotti, che voteremo dalla quarta votazione, ma di sottolineare un vulnus alla legalità dell'intero Parlamento».
Intini e Boselli hanno sottolineato che il rischio dell'interpretazione in base alla quale gli 800.000 voti vengono loro sottratti era già stato denunciato quando nella scorsa legislatura era stata approvata la legge elettorale, ma gli emendamenti del centrosinistra erano stati respinti.
«Quando la legge elettorale fu licenziata dalla Camera e rinviata al Senato», hanno spiegato i parlamentari, «ci si accorse che la soglia di sbarramento del 3% a livello regionale non era prevista per le regioni dove nessuna coalizione avesse raggiunto il 55% dei voti validi. La cosa fu segnalata alla Commissione Affari costituzionali del Senato, dal senatore Battisti della Margherita che osservò che la soglia andava reintrodotta. Il senatore Mancino ed altri presentarono, quindi, un emendamento che però non si fece in tempo a discutere perché la legge fu richiamata con urgenza in aula. L’opposizione ripropose il problema all’aula di Palazzo Madama proponendo due emendamenti rivolti ad inserire la soglia di sbarramento del 3% anche in quelle regioni dove nessuna coalizione avesse raggiunto il 55% dei voti validi. Entrambi gli emendamenti furono respinti. La verità è che la maggioranza di centrodestra da un lato non voleva cambiare la legge al Senato, temendo che un ritorno alla Camera la insabbiasse, dall’altro voleva la soglia di sbarramento nonostante il testo non lo prevedesse. Ricorse così ad un curioso espediente: il senatore Pastore, presidente della Commissione Affari costituzionali, depositò un intervento scritto, mai pronunciato in aula, nel quale, illustrando la legge, affermava tra l’altro che la soglia di sbarramento, per ragioni 'sistemiche' si doveva intendere comunque esistente. Siamo così all’assurdo. Un’interpretazione data da un senatore della maggioranza» ma contraddetta dal voto in aula «dovrebbe avere valore di legge ed escludere i senatori regolarmente eletti sulla base della legge elettorale».
I parlamentari della Rosa nel pugno hanno sottolineato che, mentre per altri partiti tutto questo significa un senatore in più o in meno, per la Rosa nel pugno la differenza è fra avere senatori o non averne affatto.
Una protesta analoga è stata svolta al Senato da Marco Pannella che dagli spalti riservati al pubblico ha interrotto la seduta per denunciare la «mancanza di otto senatori» e invitare al rispetto della Costituzione e della stessa legge elettorale. La protesta di Pannella è stata interrotta dal presidente provvisorio dell'Aula, l'ex presidente della Repubblica Scalfaro, che lo ha fatto allontanare dai commessi. Più tardi lo stesso Marco Pannella ha fatto sapere che Scalfaro lo aveva chiamato per telefono scusandosi. «Ha ammesso» ha detto Pannella «di non avermi riconosciuto».
fonte: www.rosanelpugno.it