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Doriana Goracci: Processi che vanno e vengono nella storia nelle biografie.
09 Ottobre 2009
 

«Ma anche chi non mangia o le sue storie
non dice al vicino attento,
se lo guardi, ti guarda con il cuore
negli occhi, quasi, con spavento,
a dirti che non ha fatto nulla
di male, che è un innocente».

Pier Paolo Pasolini da Terra di lavoro (1956)

 

 

La prima notizia che rende “giustizia” risale al 6 ottobre 2009, ed è l’apertura di un processo per Fatti del 1944: «Sei dei sette ex ufficiali nazisti ritenuti responsabili di alcune stragi avvenute tra Emilia e Toscana nel 1944, nella quali vennero uccisi oltre 350 civili, sono stati rinviati a giudizio dal tribunale militare di Verona. Il processo per gli ex ufficiali tedeschi delle SS si aprirà l’11 novembre».

Bene, si apre la Porta del Processo.

Oggi 7 ottobre 2009 una porta si è invece chiusa, su Genova 2001 (l’anno delle Torri Usa qualcuno non sa altrimenti): «Assolti per non aver commesso il fatto l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e l’ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola accusati di aver indotto alla falsa testimonianza l’ex questore di Genova Francesco Colucci in riferimento all'irruzione della Polizia nella scuola Diaz durante il G8 del 2001».

Dalla Stampa si apprende riguardo alla strage di Torino alla Thyssen dove morirono bruciati 7 operai, che «In quel periodo il personale mostrava un certo disinteresse al posto di lavoro». Il primo imputato a deporre al processo Thyssen è l’ex responsabile della sicurezza sul lavoro di corso Regina Margherita, Cosimo Cafueri, e le sue iniziali affermazioni danno subito conto che non intende arroccarsi in una linea difensiva di minimizzazione delle proprie responsabiltà. Almeno non solo. Il «quadro» ora in pensione comincia dalla «distrazione» degli operai, ci ritorna su: «La gente aveva la testa da un’altra parte, in fabbrica. Forse per via dell’annuncio della chiusura dello stabilimento. Lo avevano notato anche gli ispettori dell’Asl (quelli ora sotto inchiesta, ndr) e avevano raccomandato più attenzione». Lui era «abbastanza preoccupato che qualcuno si facesse male».

Dopo il 1944, di stragi ne abbiamo avute, non ce le siamo e hanno fatte mancare, gli esiti…delle indagini, spesso non hanno neanche indagati. Forse la colpa è di quel 1944, non se ne esce da questa Liberazione, se degli uni o degli altri Armadi. In mezzo ci sono sempre dei Giusti, che un loro parere ce l’hanno e lo fanno rispettare, chiudendo Armadi, Bauli, Case, Scuole, Posti di lavoro, Università, Ospedali, Centri Sociali e Culturali ed elevano Muri e Carceri, dove è inutile e vano scrivere come Danilo Dolci: «chi tace è complice».

A nulla valse per il suo processo, una delle tante persecuzioni non solo legali, avere come difensore Pietro Calamandrei a Palermo nel 1956 e testimoni Elio Vittorini e Carlo Levi. Il Processo l’ebbe subito, fu arrestato e successivamente scagionato, ma gli si riaprì ben presto un'altra Porta, insieme a Franco Alasia, un nuovo processo per volontà parlamentare, durò sette anni e furono entrambi condannati, con pena poi condonata. Per la Valle del Belice, il ‘68 significò un terremoto vero e tutto quello che trascina la Ricostruzione e siccome allora, per fortuna non oggi…, «si marcisce di chiacchiere e di ingiustizie, la Sicilia muore» nacque per volontà di Danilo Dolci, il 25 marzo 1970, la prima emittente privata e illegale d'Italia, Radio Libera Partinico.

E la Porta fu abbattuta: «le forze di polizia fanno irruzione nei locali del Centro, interrompono le trasmissioni, arrestano i responsabili».

Dicono che per un Nuovo Ordine Mondiale, a me sembra antico, si susseguano guerre, stragi, catastrofi climatiche e non accidentali sulla nostra terra e ci si senta svuotati da tanti Eventi, fino al punto di chiedere pietà ma “anche la tua pietà gli è nemica”.

L'istinto, non la ragione, mi fa sentire solo Puzza di bruciato e vergogna per certi scheletri e corpi, per esserci convissuti tutte e tutti noi sotto allo stesso Tetto che ci governa, ieri come oggi.

Cercando un'immagine che possa tradurre quanto emerge dentro, penso a certe giornate dedicate alla Salute Mentale, alla Parola Restituita, al Teatro Sociale, Civile, di Strada e dico che anche quella può essere una via, una dimora del tempo sospeso, dove tornare a dare la parola e ri-prendersela, non solo quella e con poesia, molta ostinata passione perché i Muri e le Porte da abbattere sono infinite come la guerra. Senza paura.

 

Doriana Goracci



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