Alle volte capita di leggere cose che non si vorrebbero mai leggere, di venire a sapere cose che mai si vorrebbero sapere. E viene la voglia di non aprire più giornali, di non ascoltare più né radio né televisione. Altrimenti l'angoscia ti resta dentro, segreta, anche se il pensiero non ti torna sul fatto che ti ha angustiato. E si guasta anche la gioia per le cose belle di questo mondo. Su Internazionale del 2/8 ottobre, in un articolo tratto dal libro Half the sky: turning oppression in opportunity for women worldwide (Alfred A. Knopf 2009), leggo: «Abbas Be, una splendida ragazzina della città indiana di Hyderabad, ha la pelle color cioccolato, i capelli neri e i denti candidi. Il suo sorriso incantevole l'ha resa ancor più facile da vendere... rinchiusa in un bordello, picchiata con una mazza da cricket e stuprata da un gruppo di uomini... Tre giorni dopo Abbas e le altre settanta ragazze del bordello hanno dovuto assistere al trattamento “esemplare” impartito dagli sfruttatori a una ragazzina che si era opposta alle richieste dei clienti: l'hanno spogliata, legata mani e piedi, umiliata e presa in giro, picchiata selvaggiamente e pugnalata a morte allo stomaco di fronte alle sue compagne». Abbas fu poi liberata con un'operazione della polizia.
Il mio pensiero va alla presunzione degli uomini. Io non so se Dio, sommo bene, creatore del cielo e della terra, esista oppure sia un'invenzione, però credo che in ogni caso il versetto della Genesi: «Finalmente Dio disse: “Facciamo l’uomo a norma della nostra immagine, come nostra somiglianza”» (Gn 1,26), andrebbe così modificato: “Facciamo alcuni uomini a norma della nostra immagine, ed altri a somiglianza del diavolo”. Credo che una delle cause principali dell'ateismo, sia proprio questa difficoltà insormontabile di concepire un dio creatore di uomini dalla illimitata facoltà di fare il male. Facoltà che nulla ha a che fare con la libertà.
Attilio Doni