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Sara Pozzato: Sulla maestria scenica di Verdi. La donna è mobile.
10 Ottobre 2009
 

Brevissima postilla musicale sul Rigoletto di Verdi. Che mi pare interessante per i lettori.  C'è un aspetto degno d'essere sottolineato: riguarda l'aria del Duca La donna è mobile e la sua orecchiabilità che permette immediata memorizzazione del "motivetto". Facilità che in parte è costata a Verdi la fama di compositore di ariette popolari, fruibili anche dal pubblico più ignorante. La "banalità" de La donna è mobile è in realtà consapevole, voluta dallo stesso Verdi proprio a fini drammaturgici. Rigoletto capisce che nel sacco che sta per gettare nel Mincio non c'è il Duca proprio perché sente intonare la suddetta aria in lontananza (da dietro le quinte), che lo stesso Duca aveva cantato all'inizio del III atto. Aria rappresentativa e caratterizzante del personaggio, suo leit motiv, in un certo senso. L'angoscia del dubbio (nel sacco c'è infatti Gilda morente, la figlia del buffone) che attraversa la mente di Rigoletto scatena il tremendo sospetto: ma se il Duca è vivo, dato che sento cantare la sua "canzone" - e altri non può cantarla che lui, allora chi c'è, morto, nel sacco? Nel medesimo istante anche il pubblico comprende la portata tragica della scena. Personaggio e platea vivono lo stesso pathos, contemporaneamente. Con risultato scenico ed emozionale fortissimo. Risultato possibile soltanto grazie all'orecchiabilità della stessa aria, talmente "facile", abbiamo detto, da essere ricordata e dunque riconosciuta dagli spettatori dopo soltanto un ascolto, e che ha loro permesso d'intendere il terribile sgomento di Rigoletto: il Duca è ancora vivo. Sarà Gilda, l'adorata figlia, a morirgli tra le braccia di lì a poco. 

 

                                                   Sara Pozzato

    

     


Finale - Duetto
Duca di Mantova: Marcelo Alvarez
Rigoletto: Leo Nucci
Gilda: Sumi Jo

http://www.youtube.com/watch?v=sLGFTMZX6B8

 


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