Si va da un disastro annunciato all’altro, da un disastro colposo all’altro, in Italia. Siamo al male endemico (che si trasforma in dramma, tragedia), frutto della mancanza di rispetto per l’ambiente. Di un concetto errato, falso, di sviluppo. Si è pensato, e si pensa, che cementificare e disboscare sia sviluppo, che l’urbanesimo, con conseguente abbandono della campagna, vada inteso come conquista.
Chi alza la voce per protestare, chi agisce per contrastare viene additato al pubblico ludibrio. Poi si piange (coccodrilli) e si fa in modo che vengano organizzate gare di solidarietà, e si mettono su teatrini per far vedere, per dare a intendere quanto si sia stati bravi a risolvere i problemi in tempi brevi. Si veda l’Abruzzo. Però va detta tutta. C’è una cosa di cui andare orgogliosi. Gli italiani sono generosi, sanno rispondere a certi richiami. Lo sono al punto da levare, spesso, le castagne dal fuoco ai governanti. Avrei voluto vedere la consistenza degli interventi senza la gara di solidarietà (che continua) in Abruzzo.
Il ministro (o ministra, se si vuole) dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, siciliana, ha dichiarato, candida, che per la difesa del suolo non si andrà oltre, nel 2010, allo “zeru euro” nel bilancio dello Stato. Come dire: può succedere di tutto e, se succede, ci rimettiamo, come sempre, al buon cuore degli italiani. Di interventi preventivi, neanche uno straccio di progetto, neanche parlarne. Non ci si arriva sul piano politico e culturale. Per questo non l’abbiamo sentito dire e non lo sentiremo dire – né da lei né da altri del governo – abbandoniamo l’idea del ponte sullo stretto per investire nell’assetto del territorio, partendo proprio dalla Sicilia, visto che ha più di una criticità.
Esperti e testimoni attendibili denunciano da tempo devastazioni, massacri in nome della cementificazione. E dire che l’Italia, per clima e territorio, è a rischio. E meriterebbe di più.
Riccardo Cardellicchio