Il primo pensiero che viene spontaneo nella mente, alla luce del ripetersi degli eventi disastrosi che si stanno succedendo, è quello di affermare che il cavaliere porta una iella stramaledetta; le coincidenze sono troppe per rassegnarci a considerarle pure e semplici coincidenze.
Ma sembra proprio che non si tratti di semplice iella da contrastare con gli scongiuri.
Quando emerse lo scandalo delle escort, delle feste a luci rosse, delle foto compromettenti, dei matrimoni per farsa nel corso delle festicciole per soli adulti; quando la stessa moglie lo identificò come un maniaco assatanato, che va con le minorenni, che candida nel suo partito il ciarpame politico elevando le più attive al rango di ministro, quando il suo stesso maggior alleato Fini si ribellò alle candidature pornografiche alle europee, utilizzate per piazzare in ruoli parlamentari quell’harem che si era costruito, magari illudendosi di avere conquistato con il suo settantatreenne fascino ricucito, stiracchiato chirurgicamente, e delegarne i compensi pattuiti per le prestazioni da “fruitore ultimo”, ai contribuenti italiani, ecco che la natura sconvolse l’Abruzzo con un terremoto che attirò la pietosa attenzione degli italiani.
Come uno sciacallo, il cavaliere si precipitò sui morti, sulle distruzioni, sullo sfacelo per esibirsi come il salvatore, svendendo anche il più doveroso degli atti come un eccezionale intervento di un grande statista.
Ora riesplodono ulteriori momenti di sfacelo morale e comportamentale, nel quale emerge la parte peggiore dell’uomo, aggravata dalla sua visibilità in quanto presidente del consiglio. Si tratta di un momento critico che vede il cavaliere in balia di una tempesta che rischia di affogarlo.
Ma anche stavolta la natura viene incontro al cavaliere con un nubifragio a Messina e dintorni che provoca morti, dispersi, distruzione. Lo sciacallo che alberga nell’animo del cavaliere si risveglia dal torpore dell’abbattimento e si precipita sui morti, chiedendo loro di restituirgli visibilità, credibilità, consensi e punti percentuali di popolarità, scesa ben sotto i tacchi delle scarpe.
Sembra proprio che le forze del male siano all’erta per correre in soccorso del loro beniamino, del loro massimo rappresentante in terra, altro che iella, altro che scaramanzia, si tratta di una mobilitazione massiccia di quelle forze che restituiscono al cavaliere i servizi loro resi.
Mi chiedo cos’altro accadrà quanto, fra giorni, la Consulta consegnerà la sentenza che dichiara incostituzionale il Lodo Schifani/Alfano e spoglierà il cavaliere delle prerogative che si era cucito addosso per nascondere la ben più pertinente divisa a righe? Cos’altro dovrà succedere in questa martoriata italietta gestita da un governicchio composto da ominicchi, nani, ballerine, truffatori, mafiosi condannati per mafia, inquisiti, ora che l’azienda leader del cavaliere è stata condannata a pagare, solo come “danno emergente” 750 milioni (1.500 miliardi delle vecchie lire!) di euro alla CIR, per riaprire, immediatamente, il conto in altra sede per il “lucro cessante”?
Se i due fatti dovessero sommare la loro potenzialità distruttiva, c’è da attendersi un cataclisma per potere distrarre l’attenzione degli italiani.
Rosario Amico Roxas