Ineccepibili, a mio parere, le considerazioni relative alla possibilità che Maria, dopo il parto avesse potuto avere rapporti coniugali con Giuseppe e generare altri figli.
Può invece generare qualche perplessità la mia considerazione ultima: «Ma perché la Chiesa tiene tanto a sostenere la verginità perpetua di Maria? L'unica vera ragione è che l'amore benedetto da Dio, anche tra due sposi benedetti da Dio, è sempre un po' peccaminoso, soprattutto per la donna. Una santa mamma è sempre un po' meno santa di una santa vergine...» (“I fratelli di Gesù e... la verginità perpetua di Maria”, 01/10/2009).
Voglio, infatti, precisare che mi riferivo alla posizione della Chiesa attuale, la quale preferisce non soffermarsi a ragionare un attimo su certi argomenti, affidandosi ciecamente a quanto stabilito in precedenza da altri uomini della Chiesa stessa. Non si chiede, tanto per fare un esempio, se S. Tommaso era nel giusto quando scriveva: «Senza alcuna esitazione dobbiamo condannare l'errore di Elvidio, il quale osò affermare che la madre di Cristo dopo il parto ebbe rapporti coniugali con Giuseppe e generò altri figli. Primo, perché ciò deroga alla dignità di Cristo: il quale come per la natura divina è “l'Unigenito del Padre” (Gv 1,14), quale suo “figlio assolutamente perfetto”, così conveniva che fosse anche l'unigenito della madre, quale suo frutto perfettissimo... Tale errore offende lo Spirito Santo, che nel seno della Vergine, divenuto suo santuario, formò la carne di Cristo: per cui non era decoroso che in seguito questo seno verginale fosse violato da rapporti coniugali». C'è bisogno di commenti?
Ma perché la Chiesa si rifiuta di ragionare? Perché non mette in dubbio quanto dichiarato nel concilio Lateranense (649)? Semplicemente perché mentre non dà fastidio a nessuno pensare che Maria, non so, al banchetto di nozze a Cana, avesse gustato con vero piacere vivande prelibate, il pensiero che, dopo avere messo alla luce il Bambinello, avesse potuto gustare i piaceri dell'amore coniugale (come oso?) è sconvolgente per molti. Se ha un senso per un cristiano credere in concetti che, pur contrastando con la ragione (es. la risurrezione stessa del Cristo), appartengono al vangelo, non ha senso alcuno credere in concetti che contrastano con la ragione, e al vangelo non appartengono.
Miriam Della Croce