La sua vita certamente è stata politica. Intrisa, di politica, stavamo per dire. Dalla resistenza al nazifascismo fino all'inizio del nuovo secolo, un'ininterrota teoria di impegno, di “militanza” (parola antica, ma quanto propria!), d'incondizionato amore per la ricerca della verità. Eppure, se abbiamo in mente la carriera (politica) o l'apparato (di partito), Giulio Spini ne è stato un perfetto estraneo.
Uomo di fede, di profonda e intensa spiritualità, tanto che anche chi –come noi– non ne ha alcun titolo, in piena tranquillità può darne testimonianza. Eppure, l'arrovellato lucido interrogarsi dello studioso e il rigore, ci scappa, “calvinista” della sua indole ce lo rendono, a ben guardare, come un (moderno) religiosissimo eretico.
Nelle istituzioni e nell'amministrazione della res pubblica si è profuso con generosa abnegazione, specie là e quando v'era da costruire o impiantare qualcosa di nuovo. Già leggendari sono linearità e metodi del suo agire, memorabili gli arroventati scontri sulle più adeguate opportune scelte sempre accompagnati dal rispetto (quando non dall'amicizia) degli avversari. Se però pensiamo ai costumi invalsi, o alle perenni occupazioni di cadreghe e cadreghini, abbiamo ben donde di ritenerlo –nuovamente, anche qui– un perfetto estraneo.
La scuola è stata la sua vita. Ma basta l'esempio della prolungata contrapposizione all'allora signor Provveditore agli Studi, ricca di coloriti e sempre istruttivi aneddoti, per dire della completa estraneità del professor Spini all'imbacuccato mondo scolastico dell'epoca.
Nell'informazione e nel giornalismo provinciale, nel quale pure ha tracciato e lascia un indelebile segno, piace a noi ricordare la bella collaborazione data per alcuni anni al nostro giornale.
Ciao, Giulio! Stimatissima mosca bianca. Che, sempre rare, sembrano ahimè (del tutto) scomparse.
Enea Sansi
(da 'l Gazetin, settembre 2009)