La provincia di Novara, una delle più antiche del nostro paese, è oggi percorsa da una crisi grave e di natura specifica, anche se ovviamente legata alla crisi strutturale in corso.
Affermo subito comunque che non si può dire “superata” una qualsiasi crisi economica, quando le previsioni occupazionali sono ancora negative. Altrimenti si può far credere che la crisi in atto sia tutta e solo finanziaria e che le finanze siano il tutto dell'economia. Non abbiamo bisogno di controbattere simile giudizio, ci basta ricordare che sono d'accordo nel denunciare la necessità di andare oltre una pura definizione finanziaria della crisi: Benedetto XVI, che ha recentemente lamentato che le finanze vengano considerate quasi l'unica forma di relazione tra le persone; Obama, che continua a volere mutar le regole del governo della finanza, anche per ragioni di equità sociale; e Tremonti, che un giorno sì e l'altro pure tuona contro le banche.
Mi soffermo un momento sulla struttura della nostra provincia, anche se non più territorialmente “granda”, perché ciononostante essa conserva una forma territoriale molto varia, tra monti colline pianure laghi e fiumi, cui si lega una qualità produttiva di antica storia, che ha visto i primordi dell'industria meccanica sia pesante che fine, dell'artigianato, dell'agricoltura specializzata, specialmente riso e vini, ma anche mais ortaggi e frutta; nonché dell'industria chimica (ing. Fauser e la sintesi dell'ammoniaca e la Montecatini) (e Bemberg e Montefibre) e anche altre legate strettamente ad alti livelli culturali (De Agostini e cartografia), il tutto sostenuto da una rete scolastica notevole e diversificata, tra cui alcuni prestigiosi licei classici e scientifici, istituti pedagogici, istituti professionali femminili, istituti tecnici e tecnico-industriali di grande rinomanza. Non ultimo il turismo che ha sempre potuto contare su ricche installazioni private (le rive e le isole del Lago maggiore e del lago d'Orta), molti importanti santuari meta di pellegrinaggi e passeggiate, antichi rifugi di alta montagna ecc. A sostegno e in conseguenza di tale diversificata e molteplice economia, le risorse finanziarie raccolte e gestite dalla Banca popolare cooperativa anonima, la più grande banca di quel tipo al mondo, allora.
Persino nella Resistenza Novara si caratterizzò per la presenza di molteplici formazioni, dalle Garibaldi e Matteotti della Valsesia, alle azzurre della Val d'Ossola, a Giustizia e Libertà del lago.
Un processo di deindustrializzazione cominciato quasi mezzo secolo fa ha ridotto di molto il potenziale industriale e di trasformazione dei prodotti agricoli . Il che ha influito sulla sorte della più importante struttura bancaria, appunto la Popolare, ridotta l'ombra di se stessa e stata oggetto di oscure manovre di furbetti. Sicché è venuto meno anche lo strumento locale, atto a gestire la ricchezza prodotta dalla varia e abbondante produzione provinciale. Si è cioè molto ridotto il Pil provinciale.
Oggi assistiamo allo smantellamento di ciò che resta di quel patrimonio, e non perché le fabbriche o i macchinari siano diventati obsoleti, o le produzioni siano fuori mercato o la mano d'opera sia dequalificata: niente di tutto ciò, anzi: al contrario si tratta di produzioni eccellenti, che hanno mercato e futuro.
Perché allora succede questo? perché è invalsa l'idea che la crisi è indipendente dall'occupazione e che perciò si possono trattare le strutture produttive alla stregua di pura merce da vendere sul mercato indipendentemente da qualsiasi altra considerazione. Ciò contrasta con la definizione che della proprietà dà la nostra Costituzione, che non la tutela come diritto di usare e abusare, ma vincolata dalla sua “funzione sociale”. Il che si deve tener presente, altrimenti si potrebbe fare ricorso alla Corte.
Si dirà che ormai il più è avvenuto e che si deve concludere lo sciagurato processo di riduzione del Novarese ad area coloniale di varie multinazionali o subalterna di territori vicini più potenti (la Regione Lombardia). Ma tale ragionamento è infondato: mantenere alcuni insediamenti sani è una buona condizione per ripartire: e questi vale per la Granarolo, come per la Ideal Dtandard o altro. L'importante è costruire un itinerario politico sociale economico culturale che rilanci -partire dall'occupazione- la Provincia di Novara nella sua autonomia.
Per tutto questo chiedo quali provvedimenti intenda assumere l'amministrazione a tutela dell'occupazione minacciata, per il rilancio della stessa, per sovvenire i difficili momenti attuali di minacce di mobilità e di altri provvedimenti antioperai, come minacce di licenziamenti, mobilità selvaggia, insicurezza e tentativi di dividere la manodopera, per renderla meno solidale e meno capace di lottare.
Nel nostro programma è inserito un punto del quale ho molto parlato durante la campagna elettorale, al quale annetto moltissima importanza, cioè l'istituzione di un “Welfare provinciale”.
Le nostre richieste sono dunque:
- azioni di sostegno alle lotte di lavoratori e lavoratrici minacciati nel lavoro;
- progetto di rilancio industriale e di servizi in provincia;
-·avvio di una conferenza generale sulle risorse loro rilancio e valorizzazione, accompagnato anche da una considerazione della specificità culturale delle varie scuole;
- avvio di un Welfare provinciale a tempo con carattere non assistenziale, bensì strutturale e produttivo.
Lidia Menapace