Frequenti nelle famiglie onorate e rispettate i casi di figli che fuggono da casa, che si danno al furto, alla droga, con sorpresa e smarrimento in chi conosce loro e la famiglia. Non è facile per famiglie inserite in un’ambientazione culturale ove prevalga l’inibizione nevrotica causata dagli eccessi mediatici, a porsi come fonte di fecondi contributi di saperi e di sana esperienza. Molte volte, inoltre, i figli scontano sulla propria pelle la tragicità della discordia fra genitori, i quali non si avvedono di proiettare sul figlio quasi tutta l’ansia connessa alle carenze affettive che hanno deciso il loro fallimento matrimoniale. Non meno infrequenti sono le cause legate ad esperienze primarie negative, connesse con le figure di attaccamento, padre, madre e non solo, che maturano nel bambino/a schemi mentali di pericolosità, delusività, inaffidabilità , indotti anche dalla ripetitività di parole , quali ricordate così:
Mio padre ha sempre fatto grosse differenze fra me e mia sorella. Per lui mia sorella era bella, magra, brava. Mia madre cercava di giustificare il comportamento di mio padre..”
Il bambino/a che si trova a fare i conti con quest’insicurezza, fatica a sviluppare strategie idonee a confrontarsi sia con le sensazioni dei bisogni corporei, sia per affrontare l’esperienza emotiva interpersonale, come così ricordato:
“. all’asilo mi sentivo sempre come un pesce fuor d’acqua.. mi era difficile parlare con la mia migliore amica o giocare con lei .. Spesso mi mettevo in disparte e guardavo gli altri che si divertivano ….”
Al di là dell’agitarsi spesso delusivo in cui si risolve la crescita e l’educazione dei figli e per trasmettere loro valori autenticamente vissuti, bisognerebbe mettere in pratica il messaggio di un antico sapiente: occorre dare ai bambini le ali per poi farli volare da soli.
Paolo Brondi