Il lascito storico del berlusconismo agli Italiani non consisterà soltanto in un carico di leggi che, come è stato fatto, può velocemente essere disfatto. La radice del male è più profonda e sta nel mutamento antropologico che un’intera generazione, e forse nemmeno due, non riuscirà a smaltire. Non si insisterà mai abbastanza sulla perdita di dignità che il nostro Paese ha subito e subisce di fronte al mondo; sfido chiunque abbia un amico straniero a rammentargli Berlusconi e a non vederlo sorridere, se non cachinnare. Berlusconi all’estero è chiamato il Buffone, perché fa ridere il mondo, dal Canada all’Australia, dalla Norvegia al Sud Africa. E a proposito di risate, ma lo avete mai visto in TV il nostro Governo schierato? Berlusconi, Maroni Bau-bau, Brunetta (quando riesce a sbucare nell’inquadratura), Gasparri Spaventa-bambini, Bondi l’Omino-di-burro, la Gelmini Bacchetta-insegnanti, Calderoli (col sorriso-tagliola da leghista), La Russa Occhio-di-ferro… Sembra una puntata di Star Trek.
Povera Italia, se più della metà dei nostri connazionali ammira Parrucchino-coi-tacchi-alti! Al colmo del ridicolo — ma ci sarà mai un culmine? — si è arrivati nel concedere funerali di Stato al vecchio Mike, da parte del suo ex datore di lavoro, capo del governo… E la Cina, se rivaluta il suo Grande Timoniere, a noi ci fa un baffo, dato che al timone abbiamo il Grande Puttaniere (pardon, Utilizzatore Finale). È la bellezza della democrazia: Unicuique suum, come recita uno dei due motti in epigrafe all’Osservatotre romano.
No, al ridicolo, come di fronte ai misteri del cosmo, non c’è limite. Esiste un sito web, www.silvioperilnobel.it, che promuove la concessione del Nobel per la pace del 2010 al nostro sedicente più grande statista di tutti i tempi. Con quale motivazione? Quella davvero meritevole sarebbe che siccome a chi ride a crepapelle casca il fucile di mano, Berlusconi è il peace-maker massimo. Ma quella formalizzata dai suoi tirapiedi del PDL è questa: «Noi riteniamo che l’on.le Silvio Berlusconi abbia contribuito in maniera rilevante ad evitare nel 2008 un terzo conflitto mondiale, mediando tra Vladimir Putin e Mikhail Saakashvili, al fine di fermare la guerra in Georgia ed impedire la perdita di milioni di vite umane». Sì, ci sarebbe da ridere, ma non c’è niente da ridere. Quindi il comico Comitato persevera: «In un dato contesto storico, Silvio Berlusconi ha messo in campo tutte le migliori doti ed energie che all’estero riconoscono in noi italiani, ovvero l’umanità, la capacità di ascoltare, di mediare, di trovare una soluzione pacifica ai problemi (ovvero l’arte dell’intrallazzo). Il Premio Nobel per la Pace, per la prima volta nella storia potrebbe essere consegnato ad un uomo, che ha incarnato in sè, in quel particolare momento storico, l’essenza del popolo italiano (è vero! è vero!). Un popolo capace di sacrificare la propria vita in difesa dei più deboli (vedi i barconi africani), di agire con efficacia per il mantenimento della pace (siamo tra i massimi esportatori di armi)».
A questo punto ritengo non si tratti nemmeno di fetida piaggeria da parte di un comitato di Ascari ficcati dalla Nostra Guida Suprema in Parlamento, tra i quali rifulge la nobile e ineccepibile figura di un Ciarrapico. Torno al concetto di mutamento antropologico: quella gente si è eccitata, si è davvero convinta di crederci, se arriva ad affermare: «A Silvio Berlusconi, che con la sua vita ha saputo coniugare il pensiero liberale di Milton Friedman, l'umanesimo economico di Wilhelm Röepke, l'aspirazione di Muhammad Yunus a creare un sistema capitalista inclusivo e non esclusivo, non possiamo negare questo riconoscimento e tutti noi non possiamo non esserne fieri». (Vorrei chiedere ai promotori, in primis all’on. Ciarrapico, se conoscono i suddetti emeriti.) Siamo al paroliberismo puro, da far mordere, nella tomba, le mani d’invidia a S. E. Filippo Tommaso Marinetti. Ma chi volesse tracannare fino alla feccia l’amaro e ridicoloso calice vada al sito menzionato. C’è anche un “Inno alla pace” dedicato al Nostro Grande Padre. The rest is silence.
Marco Cipollini