La mia è una famiglia allargata. Quando ci riuniamo tutti siamo una carovana. In seno alla mia famiglia allargata vi sono matrimoni civili, religiosi e civili e semplici convivenze. Ognuno dei miei figli ha fatto la sua scelta, libera e rispettata. Ciò non sarebbe stato possibile se nei lontani anni Settanta non vi fosse stato il referendum per il divorzio e il nuovo diritto di famiglia. Se io – che allora ero giovane e infelicemente sposata – così come migliaia di altre donne condannate a una vita di umiliazioni e torture senza speranza di una qualsiasi via d’uscita, essendo all’epoca considerato il matrimonio indissolubile e duraturo “finché morte non separi”, non avessi trovato il coraggio e l’ardire di riprendermi la mia dignità e la mia vita, sia pure a costo di perderla, forse i miei figli non avrebbero avuto in seguito la visione chiara di quello che è il senso profondo di una unione di coppia, e di quanto rispetto e amore ci vogliano per portare avanti un discorso di crescita in due e di procreazione consapevole.
I miei figli hanno sofferto, quando noi genitori ci siamo separati. I figli soffrono sempre, quando i genitori si separano. Ma i figli soffrono anche quando i genitori stanno insieme per forza e senza pace e fra le quattro mura di casa succede l’inferno.
L’importante, per i bambini, è non essere “figli di nessuno”. E di figli di N.N. ai tempi del santo matrimonio ce n’erano a sfascio.
A differenza della famiglia nucleare, in quella allargata i panni sporchi non si lavano in casa. E pur non essendo composta solo di padre madre e figlio, la famiglia allargata non è meno sacra di quella tradizionale.
La famiglia allargata mi fa pensare a san Filippo Neri e all’Oratorio. E così la convivenza. Non se la prenda a male papa Ratzinger.
Maria Lanciotti