Il 20 settembre è l'anniversario della breccia di Porta Pia, quando storicamente cadde il potere temporale della Chiesa cattolica e si fece avanti lo Stato non confessionale. Ma nel 2009, all'ennesima ricorrenza di questo evento, la commistione di questo potere temporale è ancora una questione irrisolta con diverse sfaccettature di cui, quella economica, è solo la punta di un iceberg. «Gratta gratta, sotto la fede ci si trova la roba», denunciava Ernesto Rossi, autore di testi come Il manganello e l'aspersorio. La collusione fra il Vaticano e il regime fascista nel ventennio. E sui soldi il Concordato non si risparmia. Inizialmente lo Stato pagava lo stipendio al clero con il meccanismo della congrua. Poi il “nuovo” Concordato del 1984 voluto dall'allora presidente del Consiglio dei ministri, Bettino Craxi, decise per un nuovo meccanismo di finanziamento, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato alle altre religioni: lo Stato devolve l'8 per mille dell'intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica (per scopi religiosi o caritativi) o alle altre confessioni o allo Stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi. La legge 222/1985, che norma il tutto, prevede però un meccanismo perverso che manda a ramengo tutte le buone intenzioni di democraticità: anche se a specificare la scelta sia stata solo una parte dei contribuenti, questa scelta viene estesa a tutto l'8 per mille di tutti i contribuenti in base alle percentuali di chi si è espresso. Così al Vaticano arriva quasi il 90% dell'otto per mille nazionale.
Non esiste alcun luogo dove il contribuente possa trovare un'informazione completa, con dati assoluti e percentuali sulle scelte e, naturalmente, sull'impiego dei fondi da parte di ciascun beneficiario. Per capire il bilanciamento della situazione valga anche come l'Erario devolve i soldi: solo per Chiesa vaticana dà un anticipo nell'anno in corso e un successivo conguaglio entro il terzo anno; le altre Confessioni, invece, per incassare le somme a loro dovute, devono aspettare tre anni.
Per avere un quadro preciso di come funziona l'8 per mille e delle cifre che annualmente vengono distribuite ci sono solo i dati dell'Aduc (Associazione per Diritti degli Utenti e Consumatori) che sul proprio sito Internet, nella rubrica “La pulce nell'orecchio” di Annapaola Laldi segue da anni la materia.
Questa dell'8 per mille è una partita in cui non tutti possono giocare: sono infatti ammesse solo le confessioni sottoscrittrici di un’Intesa con lo Stato italiano. Ecco perché la Chiesa, attraverso alcuni parlamentari cattolici vaticani, blocca l’accordo (già sottoscritto) con i Testimoni di Geova e impedisce l’avvio di trattative con gli islamici: i fedeli di queste religioni, ben disciplinati, grazie al meccanismo delle scelte inespresse porterebbero alle loro gerarchie una contribuzione ben superiore alla loro percentuale reale, con un danno valutabile in centinaia di milioni di euro per la Chiesa cattolica.
Come primo contributo ad un dibattito sui rapporti Stato e Chiesa ho quindi presentato, con il senatore Marco Perduca, un disegno di legge per ricondurre l'8 per mille al principio della volontarietà, abrogando il meccanismo della ripartizione delle scelte non espresse, pur consapevoli della necessità di revisione più complessiva o di abrogazione integrale. Altre forme e altre modalità di finanziamento possono essere studiate per le Chiese e le confessioni religiose, ispirandosi al modello tedesco di una tassazione ad hoc o prendendo spunto da modelli liberali di erogazioni volontarie, prevedendo in caso la possibilità di deducibilità dal reddito senza limiti come sono oggi di poco più di mille euro all'anno.
Donatella Poretti
Qui il testo completo del disegno di legge