Caro direttore, se scoppia un incendio nel nostro amato Paese, la nostra cara patria, e qualche vigile del fuoco ci rimette la vita per spegnerlo, gli uomini di governo nulla hanno da rimproverarsi per aver messo a repentaglio la vita dei vigili, poiché spegnere l'incendio era cosa necessaria ed inevitabile. Al più dovrebbero farsi qualche rimprovero qualora non avessero fatto tutto il possibile per mettere i vigili nelle condizioni di lavorare nella massima sicurezza. Lo stesso discorso vale per poliziotti e carabinieri qualora ci rimettano la vita per la sicurezza dei cittadini, e per i soldati qualora il nostro territorio sia minacciato da altre nazioni. La necessità e l'inevitabilità giustificano gli uomini di governo e il Capo dello Stato.
Qualora però necessità ed inevitabilità non sussistano, e mi pare che sia il caso della presenza dei nostri militari in Afghanistan, giacché nessuno sta minacciando il nostro territorio, uomini di governo e Capo di Stato molto hanno da rimproverarsi. E davvero non mi pare opportuno, come ha fatto un militare nella trasmissione “Ballarò” (17 settembre - Rai 3) parlare di amore di patria, di difesa della libertà, di dovere dei soldati e via di seguito. Il dovere dello Stato è di salvaguardare innanzi tutto la vita dei propri cittadini, militari compresi, anche se volontari.
Renato Pierri
***
Caro Pierri, converrà che anche gli impegni internazionali, formalmente e democraticamente assunti, rientrino fra “il dovere dello Stato”. Sulla giustezza, opportunità, adeguatezza e quant'altro di tali impegni si potrà eventualmente discutere. (Come pure, certamente, sull'esistenza o meno di democrazia..., ma non è questo, mi pare, il problema che sta ponendo).
Altrimenti, anche sui concetti di “sicurezza dei cittadini” e di “minaccia da altre nazioni” ciascuno potrebbe aver da dire la sua. E certamente anche su quelli di “patria” e di “amore” della stessa, non necessariamente in linea con quelli espressi dal militare (oggi parlamentare Pdl!) in trasmissione. Non trova? (e.s.)