Marco Manetti (1968) e Antonio Manetti (1970) sono due registi - sceneggiatori noti come Manetti Bros e si sono sempre caratterizzati per l’amore verso il cinema di genere. Il loro debutto risale al 1995 con l’episodio Consegna a domicilio, contenuto nel film collettivo De Generazione. Nel 1977 dirigono Torino Boys, prodotto dalla Rai, che racconta le vicissitudini di alcuni nigeriani e lancia i fratelli nel mondo del cinema perché vince il Premio speciale della giuria al “Torino Film Festival”. Nel 2000 dirigono Zora la vampira, un horror a metà strada tra commedia e dramma che si avvale dell’interpretazione di Carlo Verdone, ma riscuote scarsi consensi di critica e di pubblico. Nel 2005 è la volta di un modesto thriller - costato settantamila euro e girato in digitale - come Piano 17, ambientato quasi tutto all’interno di un ascensore. Per la televisione hanno diretto una serie di cortometraggi per il programma “Stracult”, alcuni episodi della serie “L’ispettore Calandro” e di “Crimini”. Molto attivi anche come registi di videoclip per cantanti e gruppi: Piotta, Alex Britti, Mietta, Mariella Nava, Max Pezzali, Flaminio Maphia, Assalti Frontali e Tiromancino. I Manetti Bros hanno girato anche una serie di corti gratuiti scaricabili dal web, intitolai “SCUM – The web series”.
Zora la vampira (2000) merita qualche parola di commento perché fa parte di una materia di nostro interesse. Il film è interpretato da Toni Bertorelli, Micaela Ramazzotti, Lele Vannoli e Carlo Verdone. Racconta la storia del conte Dracula (Bertorelli) che dalla Transilvania raggiunge Roma insieme al suo servo (Vannoli) e prende possesso di una casa cadente. Dracula è un vampiro assetato di sangue che dà la caccia a prede femminili, ma una sera resta incontra Zora (Ramazzotti) in un centro sociale e ne resta affascinato al punto di voler cambiare vita. Il commissario Lombardi (Verdone) bracca Dracula per un precedente delitto e tenta di entrare nella sua casa. Zora si innamora del vampiro e vorrebbe farsi mordere per rimanere per sempre insieme a lui, ma Dracula rifiuta, non vuole dare un triste destino alla donna. Il finale è drammatico e stona con il precedente tenore della storia.
Il film non ha molto a che vedere con il fumetto anni Settanta Zora la vampira che si basava su intrecci tipici del nostrano horror erotico. La storia non funziona del tutto e va incontro a un insuccesso prevedibile, anche perché esce a fine maggio, periodo in cui il cinema registra un fisiologico calo di spettatori. I Manetti Bros fanno sfoggio di grande cultura cinefila citando il poliziottesco (Verdone il suo commissario tutto d’un pezzo) e El dia de la bestia (il prete interpretato da Ivo Garrani). La pellicola è pure un tentativo di realizzare un Dracula italiano a metà strada tra la commedia e il melodramma orrorifico. Ci sono molte cose buone (ambientazione, musica, interpreti), ma soggetto e sceneggiatura avrebbero meritato una maggiore attenzione.
Gordiano Lupi