Le campagne populiste servono a distrarre e non certo a difendere la libertà d'informazione. Ricordiamo all'on. Antonio Di Pietro che il canone Rai non si disdice e non si sostituisce con quello di Sky, forse l'ultimo telespettatore subissato dagli spot di “abbonamento” alla Rai può ancora credere di essere un abbonato alla tv di Stato, ma un ex ministro forse no.
Il cosiddetto canone Rai è una tassa sul possesso di un apparecchio atto a ricevere trasmissioni televisive, perciò se l'on. Di Pietro possiede un televisore che sia per guardare Sky, filmini in dvd o la Rai poco importa, deve comunque pagare la tassa per non essere un evasore fiscale.
Che l'on. Di Pietro sia anche un ex magistrato che induca a violare una legge dello Stato senza dirlo, stupisce ancora di più. Se infatti vuole lanciare una campagna di disobbedienza civile e autodenuncia fiscale non la spacci per un cambio di abbonamento, se invece volesse far rispettare quel referendum radicale con cui gli italiani avevano chiesto la privatizzazione della Rai, e con questa la fine del carrozzone di Stato dove amici e parenti dei politici vengono sistemati, ne saremo ancora più lieti!
Donatella Poretti