Luca Campanale, un detenuto di 28 anni, si è ucciso la notte del 12 agosto scorso impiccandosi alla finestra del bagno della sua cella nel carcere di San Vittore a Milano. A nulla sono valse le preoccupazioni, gli appelli, le istanze di trasferimento, mossi nel tempo dai genitori del ragazzo e dal legale di famiglia, che ha anche inviato un rapporto al Garante dei Diritti dei detenuti della Provincia di Milano. Perché Luca era, dall'età di diciassette anni quando scampò a un incidente stradale, in una condizione di patologia psicologica accertata da tutte le perizie prodotte anche in sede processuale, tale da portarlo a due precedenti tentativi di suicidio, a due trattamenti sanitari obbligatori, alla dipendenza da alcol e cocaina con numerosi ricoveri in comunità terapeutiche. La storia di Luca, condannato per due rapine, ci è stata raccontata, con amarezza, dal padre del ragazzo in un messaggio inviato sul mio sito Internet (www.donatellaporetti.it), al quale rispondo con ciò che da parlamentare per il momento posso fare.
Ho così preparato, insieme al senatore Marco Perduca, un'interrogazione rivolta al Ministro della Giustizia dove chiedo perché, nonostante ogni documentazione e perizia psicologica su Luca Campanale rilevassero l'estrema delicatezza del suo stato psicologico e il pericolo che commettesse atti suicidi, nonostante le raccomandazioni e le preoccupazioni espresse nelle lettere alle Direzioni sanitarie degli istituti di pena da parte del padre Michele e del legale di famiglia (compresa un'istanza di trasferimento e urgente ricovero presso un'idonea struttura sanitaria, rigettata dal Tribunale di Milano), il ragazzo fosse invece tenuto in una cella nel carcere milanese senza adeguate misure di sorveglianza e senza che a lui fosse prestata vigilanza particolare, e se il ministero non intenda indagare per verificare eventuali responsabilità o negligenze professionali da parte dei dirigenti e del personale che rispondono dell'incolumità dei detenuti.
Nell'interrogazione rilevo inoltre come il fenomeno dei suicidi in carcere sia tuttora di estrema gravità e meritevole di una più scrupolosa attenzione da parte del Dap e del ministero e, considerato anche che una recente circolare del direttore generale dott. Ardita sollecitava tutti gli operatori a un maggiore impegno per scongiurare tali episodi non risulta essere sufficientemente applicata, chiedo con quali iniziative il governo intenda adoperarsi per ridurre e contenere il numero dei decessi per suicidio tra i detenuti.
Donatella Poretti
Qui il testo dell'interrogazione