Fermo restando che documentare o certificare la produzione di qualcosa di illegale resta problematico in un paese moderno, figuriamoci in zone in guerra da 40 anni!, occorre che la buona novella delle Nazioni unite suggerisca una revisione radicale delle politiche di contrasto all'offerta di oppio in Afghanistan: dall'eradicazione si passi alla promozione di colture alternative da affiancare a progetti pilota di papavero per farne morfina per quei paesi che non conoscono analgesici oppiacei.
Sebbene per l'Ufficio dell'Onu per la droga e il crimine in Afghanistan si sarebbe verificata una diminuzione del 20% della coltivazione del papavero e del 10 di quella dell'oppio, specialmente nella provincia dell'Helmand, quel paese resta il monopolista mondiale della produzione di eroina. Il direttore Costa, abilissimo nel presentare i numeri, non ricorda infatti che non siamo ancora rientrati nelle quantità pre-2005, che la iper-produzione degli anni scorsi consiglia una diminuzione per non svalutare ulteriormente il prezzo del prodotto, che la crisi alimentare ha reso remunerativa la coltivazione anche di altri prodotti, che proprio nella zone controllate dai talebani come l'Helmand si combatte quotidianamente da oltre un anno e che al dimezzamento degli ettari coltivati è corrisposta una diminuzione solo di un quinto della produzione.
Comunque si vogliano leggere questi dati, fuori o dentro la congiuntura geopolitica regionale, senza un franco e trasparente dibattito su come capitalizzare questi segnali, anche sulla base di contributi indipendenti, l'anno prossimo potremmo essere punto e a capo.
Marco Perduca
Segretario della Lega Internazionale Antiproibizionista
eletto senatore nelle liste del Pd
(da Notizie radicali, 2 settembre 2009)