Park Eun-Sun, sudcoreano di Toscana. Park è uno scultore quarantaquattrenne dal solidissimo background culturale – studi e lauree all'Università di Kyung-Hee, a Seoul, e all'Accademia di Belle Arti di Carrara –, sperimentatore e sapiente manipolatore, lirico – visionario anche, oseremmo dire – nella sua formidabile essenzialità. Sino al 30 settembre le sue opere in marmo – rosa, nero, rosso, grigio – saranno ammirabili negli ambienti, al chiuso e all'aperto (alcune piante secolari), del Ristorante Quattro Mori, un locale che si può fregiare del titolo di “bottega storica” (anno di costruzione 1870, meravigliosi alcuni particolari liberty), in Largo Maria Callas 1, di fianco al Teatro Dal Verme, in quel di Milano.
È un magnifico “vezzo” di Alberto Cortesi, titolare del suddetto storico locale e straordinaria figura di mecenate-gastronomo, quello di concedere ospitalità nei suoi luoghi di raffinata cucina e umanità ai più disparati artisti. Da qui l'esposizione di Park Eun-Sun che vive, per l'appunto, in Versilia, dove, nel silenzio della sua casa-laboratorio e in vicinanza delle magiche meravigliose pietre delle Alpi Apuane, crea i propri lavori: colonne (inevitabile anche pensare alla lezione di Constantin Brancusi), sfere, cilindri e stratificazioni, fra superfici crepate, curve e angoli rotti, di stupefacente linearità e, in un'apparente precarietà, supremo equilibrio (giusta metafora dell'esistenza, e non solo umana), afflati pietrosi, possenti e leggeri al tempo stesso. Frammenti di completezza. Atemporalità archeologiche. Sconfinamenti e ricomposizioni.
Connessione, Moderazione (in infinite varianti interpretative), Duplicazione, Collegamento, Generazione... sono i titoli, semplici e senza fronzoli, delle sue sculture che amano dimensioni non ridotte, senza con ciò perdere quella potente semplicità che è il miglior viatico alla comprensione del complesso mondo che ci circonda o dell'ancor più complesso universo che ci vive dentro.
Astrazioni senza tempo, eppure armoniosamente legate al fluire del tempo, Connessioni e Simmetrie, sono le sculture dell'artista abilissimo a sincretizzare influenze da terre apparentemente così distanti quali l'Italia, con la sua peculiare e antica tradizione nelle arti plastiche, e l'Estremo Oriente nelle cui filosofie il vuoto ha pienissimo corpo. La sintesi è mirabile e originale quanto mai. Artigianato e arte si mescolano inscindibilmente nella meditazione e nel lavoro e lavorio dell'artista giunto dal Paese, il cui nome significa Freschezza del mattino, a Pietrasanta.
Tra costruzione e implosione – felice definizione di Choi Tae-Mae, critico d'arte asiatico – o Le forme della Terra e del Cielo – come ha scritto l'eccellentissimo nostro storico e critico d'arte Enzo Fabiani – sono perfetti richiami a quel che rappresentano gli scenari di pietra scolpita da Park che si parano ai nostri sensi e intelletto, “palpitanti e parlanti”, segreti e rivelatori insieme. «...le sue sfere di marmo, collegate come seguendo un ritmo musicale arcano, sono “pensieri”; mentre le sue torri di “fogli” di marmo rosso sono come “documenti” della storia umana, o personali invocazioni, o inni corali alla divinità e al mistero... la stessa luminosità da lui data al marmo non è soltanto un'esperienza tecnica, bensì anche interiore: come se la materia sia illuminata da un sole diverso dal nostro; come se la perfezione tecnica e l'eleganza tagliente delle forme siano il risultato quasi magico di un dettato al quale han posto mano cielo e terra, sguardo e memoria e canto possibili soltanto a un poeta. A un poeta del marmo, qual è Park Eun-Sun».
Alberto Figliolia
