Già da tempo abbiamo notato che la strategia antidroga del Governo ha come fondamento il reato d'opinione e la censura. Utilizzando il reato di istigazione al consumo, il Dipartimento per le politiche antidroga sta attivamente perseguendo siti Internet, insegnanti e presidi, manifestazioni, feste, negozi e ora anche Beppe Grillo, per il solo fatto di esprimere opinioni contrarie alla verità governativa.
Il ragionamento che sta dietro questa impostazione è facile da capire. Nonostante la legge italiana abbia raggiunto il massimo grado di severità e repressione mai conosciuto nel mondo occidentale, l'Italia è l'unico Paese europeo dove il consumo di cannabis continua a crescere (dati Onu). Insomma, dopo sette anni da zar italiano antidroga ed una legge che porta il suo nome, il sottosegretario Carlo Giovanardi si è rivelato un inefficace quanto dannoso servitore dello Stato.
È ovvio che a questo punto l'unica cosa che rimane da fare è perseguire coloro che criticano le sue fallimentari politiche. Con la complicità di un sistema di informazione disattento alle politiche antidroga, ossessionato in modo miopico dai singoli casi di cronaca, è un'operazione che potrebbe anche riuscirgli.
Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc