Oggi con il presidente della Provincia, Roberto Vasai (foto), e il presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Caroti, ci siamo recati in visita alla Casa Circondariale di Arezzo. Dopo un lungo colloquio con il direttore e il comandante degli agenti penitenziari abbiamo parlato con i detenuti nelle loro celle.
Il disagio che aveva trovato forme di espressione violente con lenzuola bruciate e un fornellino del gas fatto esplodere, non è condiviso da tutti i detenuti che con altre forme di dialogo sono riusciti ad ottenere due importanti riconoscimenti di atti semplici e apparentemente banali: farsi la doccia tutti i giorni e organizzare un torneo di calcetto.
L'invito raccolto da Comune e Provincia a visitare il carcere è un segnale importante che spero porti nella giusta direzione: il carcere “San Benedetto” fa parte della città di Arezzo, non deve essere considerato un corpo estraneo, ma una ricchezza, trovare forme di collaborazione e di compenetrazione deve essere una priorità per dare mandato alla Costituzione e alla pena rieducativa.
Occorre poi battersi perché l'assurdo non abbia il sopravvento sul ragionevole. Due esempi, uno come occasione persa e una su cui darsi da fare.
La Provincia aveva autorizzato dei corsi di formazione per i mesi difficili di luglio e agosto, corsi che non si sono tenuti per la carenza del personale penitenziario.
I lavori di ristrutturazione, e milioni di euro, che dovevano partire a giugno e che forse partono a fine settembre prevedono interventi esterni (muro di cinta, camminatoio, centrale operativa...) ma nulla all'interno dei reparti e delle celle che sono in condizioni di intollerabile fatiscenza. Il provveditore e il direttore hanno chiesto di approfittare dei lavori che terranno il carcere chiuso per 18 mesi per fare lavori all'interno, impianti idraulici, elettrici... Ancora nessuna risposta, ci auguriamo arrivi e sia positiva, altrimenti riaprirebbe un carcere fatiscente e illegale dopo una spesa di milionaria.
Donatella Poretti