Otmar Muehlhauser, l’unico imputato nel procedimento, presso il Tribunale Militare di Roma, per la strage degli ufficiali della Divisione Acqui a Cefalonia del 24 settembre 1943, reo confesso, dal 27 giugno 1967, con una deposizione fatta al Pubblico Ministero Obluda, a Donauworth, e successivamente il 23 e 30 marzo 2004, come indagato, all’Ufficio di Polizia Criminale di Monaco di Baviera, è morto, tranquillo, nel suo letto, come si conviene ad un ufficiale, criminale per sua stessa ammissione, della Wehrmacht.
Sappiamo purtroppo che molti giovani tedeschi pensano che la Wehrmacht non fosse paragonabile alle SS e che questo esercito regolare “rappresentava il popolo tedesco”. A Cefalonia lo ha rappresentato con indicibile ferocia.
Otmar Muehlhauser, nella sua ultima deposizione del 23 marzo 2004, dichiarò, alla Polizia Criminale di Monaco di Baviera che lo interrogava in qualità di indagato: «Tra gli ufficiali si parlava della divisione italiana solo come dei traditori… Al tradimento vi era solo una risposta: l’esecuzione».
Otmar Muehlhasuser non ebbe mai una parola di rincrescimento, men che meno di pentimento, sino all’ultimo. Purtroppo la lentezza della giustizia militare italiana non ha permesso che si arrivasse almeno ad una sentenza di primo grado nei suoi confronti.
La morte di Otmar Muehlhauser è avvenuta il 1° luglio scorso e solo il 6 agosto è stata comunicata ad uno degli avvocati di parte civile, Gilberto Pagani.
Negli anni scorsi, con la visita a Cefalonia dei Presidenti della Repubblica Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che dichiararono, entrambi, che in quell’isola, con la scelta di combattere contro i nazisti, ebbe inizio la Resistenza, molti cittadini italiani, con me, hanno creduto che l’aspirazione alla giustizia potesse essere un diritto non più negato.
Ma il tempo, sapientemente usato, può cancellare qualsiasi possibilità di giustizia.
La giustizia (?) italiana non ha mai voluto processare nessuno per questo crimine.
ANCORA UNA VOLTA HA TRIONFATO
LA RAGION DI STATO
Marcella De Negri
figlia di Francesco De Negri, fucilato a Cefalonia
parte civile nel procedimento presso la Procura Militare di Roma
(da R-esistiamo, newsletter ANED Torino, 9 agosto 2009)