“Nel corso della Quaresima la liturgia ci fa incontrare con una pagina di Vangelo, quella della cacciata dei mercanti dal tempio a colpi di frusta. Una pagina cocente e di grande attualità. L’alienazione, la corruzione, la deformazione possono insediarsi nel cuore stesso della vita religiosa. Dietro la fattispecie dei mercanti nel tempio possiamo immaginare e comprendere ogni forma di strumentalizzazione - politica, economica, anche solo psicologica - della religione”.
Metto insieme queste note mentre, con il Mercoledì delle Ceneri, ha inizio la Quaresima. Questo nel rito romano, perché in quello ambrosiano, la Quaresima comincia con la prima domenica. A proposito del rito di benedizione e di imposizione delle Ceneri sul capo dei fedeli, persiste nella mia memoria fin dalla fanciullezza l’antica formula: memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris, ricordati uomo che sei polvere e in polvere ritornerai, ora abbandonata a favore di formule più, diciamo così, buoniste, meno salutarmente terroristiche, ma anche più spoglie di ruvida forza. Dopo le più o meno innocenti vendette che ci siamo presi in anticipo sulla Quaresima con il carnevale, un carnevale impoverito anch’esso dalla nostra carenza di senso religioso, infatti è la Quaresima che teneva in piedi e dava vita ai carnevali di una volta, così come è vero che, togliendo alla vita il suo senso religioso, la rendiamo più triste. Si moltiplicano le possibilità di divertirsi, ma la nostra gioia è sempre più povera, e i nostri affannati divertimenti sanno di cenere, è un paradosso sul quale varrebbe la pena di meditare. La Quaresima è come se venisse a ricordarci la necessità di rientrare in noi stessi, la nostra condizione esistenziale, la nostra natura di esseri impastati di polvere mortale, di creature chiamate alla vigilanza e alla lotta, di uomini minacciati dai pericoli e dalle tentazioni, e bisognosi di purificazione e di penitenza. La Quaresima procede su tre filoni principali: il filone, il tema della lotta tra Satana e Cristo, che si concluderà il giorno della Passione e della Morte. A mano a mano che si va avanti nella Quaresima, vediamo, attraverso la crescente ostilità del mondo ufficiale, stringersi le fila della congiura contro Cristo. Ma chi tiene il capo di queste fila è lui, il principe delle tenebre, e principe di questo mondo quando questo mondo vuol fare a meno di Dio e diventare fine a se stesso, trasformandosi in un mondo di tenebre. In mezzo ci siamo noi, è una battaglia che si combatte per noi.
Il secondo filone è il filone battesimale o catechistico. I catecumeni venivano via via istruiti e iniziati per essere resi degni di ricevere il battesimo la notte di Pasqua. Noi non siamo come i catecumeni dei tempi antichi, siamo però della gente che ha bisogno di riguadagnare interiormente, di nuovo, ogni giorno, la realtà profonda del nostro battesimo, e di far crescere, di attrezzare la nostra fede, perché non ci avvenga di essere degli adulti in tutto, ma dei nani nella fede, cioè una specie di mostri. La nostra fede ha bisogno di essere conosciuta e studiata, e noi non la conosciamo abbastanza, siamo troppo ignoranti, abbiamo tante cose da imparare.
Il terzo filone è quello penitenziale: noi non siamo come quei penitenti pubblici che all’inizio della Quaresima venivano esclusi dalla comunità dei fedeli per esservi poi reintegrati alla fine. Siamo tuttavia della gente che non può dire di avere la coscienza limpida, e comunque che ha bisogno di far penitenza. Intendendo per penitenza soprattutto quell’opera, alla quale possono essere di sostegno le varie mortificazioni, il digiuno ecc., ma senza della quale le mortificazioni non valgono nulla, l’opera della nostra riconversione a Dio e ai valori connessi col nostro destino eterno, che è sempre da fare.
Nel corso ulteriore della Quaresima la liturgia ci fa incontrare con un’altra pagina di Vangelo, quella della cacciata dei mercanti dal tempio a colpi di frusta. Una pagina cocente e di grande attualità. L’alienazione, la corruzione, la deformazione possono insediarsi nel cuore stesso della vita religiosa. Dietro la fattispecie dei mercanti nel tempio possiamo immaginare e comprendere ogni forma di strumentalizzazione – politica, economica, anche solo psicologica – della religione. Anche la religione – e anzi la religione più di qualsiasi altra realtà, dato il suo potere di coinvolgimento – può avere un ricorrente bisogno di essere posta, di porsi, sotto giudizio, e di essere purificata (Ecclesia peccatrix e Ecclesia semper reformanda, cioè Chiesa peccatrice e Chiesa sempre da riformare, dicevano gli antichi padri). Questa esigenza assume, a certe svolte della storia, un rilievo appunto storico, e noi siamo adesso a una di queste svolte. La tentazione peggiore sarebbe quella di tirarci indietro, impauriti dalla confusione, di buttarci in una nuova controriforma. Ancora: non è detto che quest’opera di purificazione debba avvenire in maniera indolore e diplomatica, non è certo tale quella adottata dal Cristo in questa occasione. Noi però, per non cedere a un’altra tentazione, dobbiamo anzitutto vedere noi stessi più nei panni di chi è in colpa, e può essere bersaglio meritevole del giudizio e della violenza del Cristo, che non nei panni di chi può far proprio, ed esercitare sugli altri, questo giudizio e questa violenza. Giudizio e violenza purificatrice e liberatrice, che non possiamo però prevedere sotto quale forma possa manifestarsi.
Resta comunque il fatto che sull’uso della religione a fini impropri incombe il dovere di una estrema vigilanza e intransigenza. È un tema ritornante in queste rimeditazioni.
Camillo de Piaz
(da Tirano & dintorni, aprile 2006)