Il vantaggio speculativo derivante dai mediatici e ricorrenti resoconti su veline ed escort può essere quello del concetto di donna oggi. Non assomiglia alla Clitennestra di Eschilo, donna crudele, vendicativa, adultera, assassina; né alla Clitennestra della Maraini (cfr. Il sogno di Clitennestra, Bompiani 1981): donna che, persa ogni speranza, non più capace di ribellarsi, finisce in manicomio. Per il pathos che le incalza e le anima potrebbero essere avvicinate alle donne delle femministe, ma se ne discostano perché non sono in ribellione, come quelle, contro la polis fatta solo di uomini, né sono affannosamente alla ricerca della felicità che, pur provvisoriamente, trovano ad ogni angolo di svolta. Piuttosto appaiono machiavelliche dispensatrici di amore: il loro fine è utilitaristico, ma di fatto tutto di sé lascia promettere il dispiegarsi dell’amore in un gruppuscolo di forme e significati. Per loro la matrice è unica: uomini, “gettati nel mondo”, come tutti, ma in grado di utilizzare fortune impareggiabili, ai quali offrono spazi di felicità anche con una sola notte di intensa passione; oppure li coinvolgono così da renderli capaci di redimere un amore perduto; o di sciogliere le loro nostalgie e dolori; o di derivare dalla loro giovinezza un amore salvifico.

Difficile pensare che l’incontro fra tali uomini e dette donne sia elevabile ad un amore fra due solitudini che, come suggerisce Rilke, si custodiscono, delimitano e si salutano a vicenda e che potrebbero destare atmosfere come rappresentate nell’antico: 

«Ascolta me, benché sia vecchio,

fanciulla che hai la chioma bella,

che porti il peplo d’oro» (Anacreonte)

«Su questo capo che molto ha sofferto

Sul mio petto canuto

Versa, versa l’unguento» (Alceo)

Sarebbe interessante ed utile alla dialettica di Tellus folio se miei auspicati lettori intervenissero, in questo scorcio d’estate, ad allargare il “concetto di donna oggi” con immagini e contenuti di loro esperienza.

Paolo Brondi