Leggo per la seconda volta A memoria di vento, libro di poesie che Corrado Guerrazzi ha maturato e soppesato per molti anni prima che venissero date alle stampe.
Sono state scritte a più riprese e lasciate – in fase di pubblicazione – nell’ordine cronologico originale per assecondare oltre che un filo interiore, anche la connessione che le liriche maturano proprio nel tempo che ne ha dato genesi. Non vi è alcuna maschera nella poetica di Guerrazzi, nessuna illusione o vacuità. Il messaggio è risposto esattamente nelle parole, nelle poesie strutturate come una sorta di monologo razionale talvolta telegrafico (come i testi della sezione “Cartoline”) talvolta esteso e pieno come nel poemetto S.Maria a Monte a chiusura del libro. Il Guerrazzi è una presenza – per ricchezza di temperature intellettuali – che ha una doppia appartenenza: quella del luogo natio e quella del luogo d’adozione. In mezzo accade un’intreccio-collisione tra le due memorie e la commistione fruttuosa viene assimilata dai segni intermittenti e per la generale percezione del quotidiano nel lirico e viceversa. L’autore ha un livello di consapevolezza grammaticale che riesce ad offrire una misura pacata e sostenuta per tutta la silloge, senza cadute, anzi ritmata per le impreviste brevità proprio delle “Cartoline”. Ha articolazioni espressive anche molto varie, con suggestioni leopardiane a tratti, oniriche in altri casi, emergenze di un bagaglio tecnico frutto di buone letture (come confermato anche nella notizia sull’autore nell’ultima pagina).
Le poesie contenute in questo libro – prima pubblicazione di un autore nato nel ’44 – sono da salutare con vivo interesse perché sono inattuali: non dimentica il Guerrazzi la tradizione. Nessun vocabolo è superfluo, la semantica è pesata come le cesure, non c’è dispersione e soprattutto non usa il Guerrazzi una lingua scontata. È quest’uso preciso è una sorpresa progressiva ed un possesso – per chi ne legge – graduale e ogni volta inaspettato.
Il molo e il ramo non sanno/ la rotta e la forza di chi salpa,/ s’invola. L’ala e la vela/ la fermezza non sanno e la lotta/ di chi allo stare si vota.
Fabiano Alborghetti