I tempi di pubblicazione e di distribuzione di un periodico come 'l Gazetin rendono a volte inattuali e in parte superati certi articoli che fanno per l'appunto riferimento all'attualità. Il Gazetin è un mensile e io, scrivendo queste note oggi 24 giugno 2009, giorno di San Giovanni Battista, non posso prevedere quale evoluzione avrà la brutta storia del presidente del Consiglio del nostro paese, implicato in uno scandalo che l'ha reso oggetto di ludibrio della pubblica opinione di mezzo mondo. A mio modesto avviso chiunque, trovandosi in un posto di tale responsabilità e colpito da un simile scandalo, non esiterebbe un minuto a dimettersi e a ritirarsi in perpetuo esilio sulle coste della Groenlandia. Ma, conoscendo il soggetto, ho qualche dubbio che sia anche soltanto sfiorato da simili intenzioni. Rimarrà lì, a dispetto dei santi o dei diavoli che lo circondano, continuando come sempre ad autocelebrarsi, e a bollare come eversori, di volta in volta, i comunisti, i giornalisti, la sinistra, le toghe rosse, i poteri forti, i giudici di Milano, i magistrati di Bari, gli invidiosi, e chi più ne ha più ne metta. Personalmente non appartengo a nessun titolo a nessuna delle categorie ricordate, tanto meno a quella degli invidiosi perché, credetemi sulla parola, l'invidia è il solo vizio capitale che non mi tocca. Resta il fatto che proprio in questi giorni di fine giugno il più diffuso periodico di orientamento cattolico, Famiglia Cristiana, per voce del suo direttore ha definito «indifendibile» il comportamento di Berlusconi. Non mi risulta che il direttore di Famiglia Cristiana sia un comunista o una toga rossa. Ha semplicemente detto quello che, di fronte a tale scempio, tutti si aspettavano che un uomo di chiesa dicesse. Aggiungiamo noi: era ora. Ecco, amici lettori, quello che personalmente mi ha più colpito in questa vicenda è stato il silenzio omertoso e incomprensibile della Chiesa. Di fronte a uno scandalo che ha sollevato l'indignazione di mezzo mondo vescovi, cardinali, ecc., hanno ritenuto opportuno voltarsi dall'altra parte e far finta di niente. E non dimentichiamo che tra loro ci sono quegli stessi autorevoli esponenti che hanno avuto il coraggio di chiamare «assassino» Beppino Englaro. Anch'essi si sono uniti alle reticenze e ai silenzi delle televisioni di stato (con l'eccezione del TG3) e, cela va sans dire, delle reti Mediaset.
Eppure... Eppure chi ha una certa età ricorda bene le vicissitudini, a volte strazianti, di certe ragazze-madri, additate al pubblico disprezzo da preti e frati, ricorda bene le condanne lanciate dal pulpito della chiesa contro chi magari partecipava a una occasionale festa da ballo, ricorda matrimoni celebrati in chiesa alle tre di notte, cantando la messa da requiem (e il prete in paramenti neri), perché, imperdonabile colpa!, la sposa era incinta. No, giovani lettori, non sto raccontando favole. Sto raccontando di un tempo che non è poi così lontano (in senso relativo, è ovvio), un tempo in cui una povera donna (si chiamava Ilaria Occhini) colpevole di essersi innamorata di Fausto Coppi, finiva a soggiornare per molti mesi in una cella del carcere di Ancona condannata per «adulterio». E la Chiesa convintamente approvava. Adesso, di fronte alla storia di festicciole negli edifici nei quali si governa il paese, con “veline” e “farfalline”, “bamboline” e “tartarughine”, “meteorine” e “babbo-nataline” (ma non vi fanno orrore anche soltanto questi nomi?), la Chiesa tace. E il direttore di Famiglia Cristiana chiede conto di questo silenzio. Noi ci uniamo a tale richiesta. Succederà qualcosa di qui a luglio? Si darà voce all'indignazione profonda dei tanti cattolici che ancora credono a una Chiesa profetica e aperta al mondo? O si sceglierà di privilegiare gli interessi più immediati magari ponendo attenzione al finanziamento delle scuole cattoliche o alle leggi sul testamento biologico e così via? Se così fosse, potremmo ben dire che sette secoli sono trascorsi invano (Concilio Vaticano II compreso) da quando Dante mise in bocca a San Pietro la celebre invettiva contro la corruzione della Chiesa, nella quale a un certo punto il primo pontefice dice:
«Non fu la sposa di Cristo allevata
del sangue mio, di Lin, di quel di Cleto,
per essere ad acquisto d'oro usata...»
(Parad. XXVII, 40-42)
Nel frattempo, quando questo giornale uscirà, si sarà svolto a L'Aquila il tanto pubblicizzato G8 dei grandi della terra. Come si presenterà il presidente del Consiglio italiano di fronte ai suoi colleghi? Avrà ancora voglia di raccontare qualcuna delle sue triviali barzellette? Si divertirà a fare cucù alla signora Merkel? Si complimenterà con Obama per la sua abbronzatura? Mostrerà l'album con le immagini delle sue ville e delle sue allegre visitatrici? Staremo a vedere.
Intanto, mentre i cardinali tacciono, possiamo riflettere sulle parole del direttore del giornale inglese Guardian il quale, riferendosi a quanto sta avvenendo in Italia, a un certo punto scrive: «È una tragedia che l'indagine giudiziaria di “Mani pulite” sulla corruzione politica, che sembrava promettere un grande rinnovamento della politica italiana, abbia condotto a tutto questo». Parole da scolpire nella pietra.
A noi, poveri cittadini di questa infelice patria, non resta che sperare, dal profondo del cuore, che l'Italia al più presto si liberi di un personaggio che ha fatto marciare a ritroso la storia del nostro paese, deteriorandone l'immagine e avvilendone la vita politica, sociale e culturale.
Gino Songini
(da 'l Gazetin, luglio 2009)