Tragedie come quella di Acireale (Catania) dove un bimbo è stato ucciso da cani che se lo erano trovato dentro la loro gabbia dove custodivano la cucciolata, sono il frutto della diffusa ignoranza, complice lo Stato. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza coi cani sa che avvicinarsi alla cucciolata, se non si ha una estrema confidenza coi cani in questione, è pericoloso. Ma il problema è, per l'appunto quel “chiunque abbia un minimo di dimestichezza coi cani” che, non solo non è uno status diffuso, ma è ostacolato dalle istituzioni e, di conseguenza, dalla cultura diffusa.
Per bilanciare il comprensibile stato emotivo per la morte di questo ragazzo, è bene ricordare che proprio ieri, a Venaria (Torino) una violenza sessuale è stata sventata grazie alla presenza di un cane che, in casa con la padrona aggredita, ha messo in fuga l'uomo che si era introdotto in casa con un sotterfugio.
Bilanciamento fondamentale per capire che i cani, essendo animali domestici, sono quello che i padroni vogliono e che, conosciuti e rispettati nelle loro abitudini di base, sono anche meglio degli umani (il tasso standard di fedeltà di una cane, per esempio, non ha paragoni tra gli umani).
Se decidiamo che i cani sono utili alla nostra vita e non intendiamo bandirli ma organizzarci per meglio vivere con loro.... bisogna farlo. Altrimenti tragedie come quella di Verbania non ci devono stupire più di tanto.
La cultura e la pratica cinofila molto spesso non sono all'ordine del giorno del nostro apprendimento e della nostra quotidianità urbana. Fortunati i bimbi che sono cresciuti con cani in famiglia, ma non altrettanto per gli altri che, attirati dalla innata curiosità verso gli esseri viventi, agiscono in modo imprudente e pericoloso: la consapevolezza di chi e cosa sia un cane non è un fatto innato ma di cultura e di informazione. Per quanto siano sempre di più le famiglie che cercano di armonizzare i propri figli in questo rapporto, purtroppo non è altrettanto per l'organizzazione sociale e urbana in cui si vive. Ci sono ovviamente le eccezioni, ma sono troppo poche e perle da portare ad esempio. Si pensi all'odissea che bisogna affrontare per viaggiare in treno o in aereo con un cane, praticamente impossibile se non per percorsi brevi e con enormi sacrifici di padrone e animale. Si pensi all'assenza di aree cani nei giardini urbani. Si pensi all'assenza di programmi scolastici che informino e facciano fare pratica sul mondo degli animali domestici. Un elenco lungo di carenze che porta ad una sola conclusione: la colpa delle tragedie è nostra e dello Stato.
Il legislatore e il governante, pur lodando le recenti iniziative che sono state prese per far conoscere ciò che già oggi viene offerto nell'ambito della mobilità (www.turistia4zampe.it), non può limitarsi a questo. Deve andare oltre partendo dal presupposto che i cani fanno parte delle famiglie di milioni di italiani e non sono soprammobili od oggetti.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc