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Le alternative di cui abbiamo bisogno 
Verso la realizzazione di un sistema psicosociale umano
Peter Lehmann e Peter Stastny, editori del volume
Peter Lehmann e Peter Stastny, editori del volume 
20 Luglio 2009
 

Il libro Statt Psychiatrie 2 (Invece della psichiatria 2), è stato pubblicato sia in tedesco che in inglese (Alternatives beyond psychiatry). Si tratta della riedizione di Statt Psychiatrie, uscito nel 1993 e da tempo fuori catalogo; riflette gli attuali orientamenti dell’auto-aiuto, delle alternative non psichiatriche che fanno fronte ai problemi psicologici acuti e dei percorsi per un trattamento, che rispetti i diritti umani. Utenti psichiatrici, terapeuti, giuristi, sociologi, psichiatri e parenti di tutti i continenti offrono informazioni rispetto al loro lavoro alternativo, gli scopi, le esperienze, i successi. Essi rispondono alle seguenti domande:

Cosa faccio, se vado fuori di testa? Dove posso trovare un aiuto degno di fiducia per un parente o un’amica in difficoltà?

– Come mi proteggo dal trattamento sanitario obbligatorio? Come posso attivarmi come parente o amico?

– Cosa posso fare se non sopporto più di continuare a lavorare in psichiatria? Che tipo di alternative alla psichiatria esistono? Come posso partecipare alla loro realizzazione?

– Ammesso che la psichiatria venga abolita: Cosa proponete… invece della psichiatria?

Nel capitolo “Cosa aiuta quando impazzisco”, quattordici ex–utenti psichiatrici descrivono come sono venuti a capo delle loro crisi psicologiche acute, senza finire tra le ruote della psichiatria. Si prendono anche in considerazione metodi naturali per curare depressioni, gruppi di auto-aiuto per persone con convinzioni fuori dall’ordinario, uditori di voci che capiscono le loro voci e riescono a lavorarci in modo produttivo.

Modelli di sostegno professionale” è il titolo di un altro capitolo, in cui vengono presentate numerose alternative funzionanti: dalla Soteria, il progetto Windhorse e la Casa del fuggitivo di Berlino, fino ai progetti non- e anti-psichiatrici in Alaska e in Sicilia e a “Il dialogo aperto” di Jaakko Seikkulas in Finlandia. Gli interventi tesi a ridurre e impedire la violenza durante le crisi, producono una sostanziale riduzione di interventi coercitivi e di prescrizioni di psicofarmaci. Karyn Baker spiega come a Toronto ai parenti degli utenti psichiatrici si insegna come si fa ad aiutare a sostenere i loro famigliari durante il processo di recupero (recovery), invece di spingerli ad assumere psicofarmaci e/o promuovere la loro “carriera” psichiatrica.

In “Strategie per l’affermazione delle alternative e dei trattamenti umani” Maths Jesperson descrive il modello dell’ombudsman (difensore civico) a Skåne (Svezia); Jim Gottstein parla dell’associazione PsychRights in Alaska e come riesce ad imporre, attraverso le azioni per il risarcimento dei danni, che importi ammontanti a milioni vengano trasformati e devoluti allo sviluppo di alternative non-psichiatriche. Laura Ziegler e Miriam Krücke chiariscono il fattore della difesa dei diritti e dell’auto-aiuto nei testamenti biologici; David Oaks presenta l’organizzazione MindFreedom International, che è accreditata presso l’ONU come Ong consultiva e che si adopera per l’applicazione dei diritti umani, base (elemento fondamentale) per una rivoluzione non–violenta nel sistema psicosociale. Dan Taylor descrive la battaglia della sua organizzazione perché si ottengano condizioni di vita umane per gli utenti psichiatrici nello stato del Ghana; l’inglese Jan Wallcraft descrive l’utilità di ricerche controllate da utenti e sopravvissuti alla psichiatria, al fine di consolidare le alternative al loro nascere. Andrew Hughes riferisce di quanto sia vasta la preparazione che la sua associazione offre agli utenti psichiatrici, per renderli pronti alla partecipazione attiva.

Nel capitolo finale lo psichiatra irlandese Pat Bracken sostiene la necessità di una radicale trasformazione paradigmatica: si deve smetterla con la tendenza di considerare le difficoltà umane come se fossero problemi tecnici, per sviluppare una comprensione non-psichiatrica, che in un ambiente psicosociale seriamente riformato giudica come prioritari le relazioni, le connessioni, i significati, i valori e gli aspetti del potere e che, in second’ordine, rifiuta le terapie, i servizi e persino gli psicofarmaci. I curatori del libro, Peter Stastny e Peter Lehmann, criticano la riforma psichiatrica che dura da più di cento anni, e attribuiscono ad essa la responsabilità dell’incremento dei trattamenti sanitari obbligatori, anche in regime ambulatoriale, dell’incremento della pratica dell’elettroshock, del dilagare della psichiatrizzazione di bambini e di persone anziane, e dei massicci danni causati dagli psicofarmaci. Essi esigono che finalmente le alternative vengano realizzate e che, dato che è stato dimostrato che le numerose alternative hanno avuto successo, si creino delle possibilità di scelta, come dovrebbe essere ovvio in una società che considera se stessa democratica.

Stastny e Lehmann presentano in modo chiaro, e portano a una sintesi riuscita, le possibilità dell’auto-aiuto individuale e collettivo, delle riforme strutturali, della difesa da provvedimenti psichiatrici indesiderati e l’impegno per le alternative alla psichiatria. Peter Lehmann è membro del consiglio della Rete Europea degli (ex)-utenti e sopravvissuti alla psichiatria (ENUSP) e da quasi trent’anni è attivo nell’ambito dell’auto-organizzazione di utenti e sopravvissuti psichiatrici e della loro collaborazione consapevole con i pochi operatori psichiatrici critici. Peter Stastnzy è Associate Professor di psichiatria all’Albert Einstein College of Medecine di New York e cofondatore della Rete per le alternative e il recupero (INTAR), presentata nel libro, nella quale si sono unificati i progetti alternativi più significativi a livello mondiale.

 


Ulteriori informazioni: www.antipsychiatrieverlag.de

 

a cura di Erveda Sansi

(da 'l Gazetin, giugno 2009)


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