Scusate, ma metto subito i piedi nel piatto. Il servizio televisivo che il collega Roberto Balducci ha fatto sul Papa tanto da costargli il ‘posto’ di vaticanista del TG3 non è niente di scandaloso: ha inserito un suo commento, alla buona, sui rapporti tra il capo della Chiesa Cattolica e i suoi fedeli. A dire il vero le spessissime cose Balducci le poteva dire lo stesso in altro modo e in forma più diplomatica ed evitare la punizione professionale, anche se con il suo dire non è stato offensivo di nessuno.
Detto questo però il problema si riversa su il suo direttore Di Bella, incardinato nella struttura dirigenziale della Rai ‘in forza DS’. Il quale poteva benissimo lasciare Balducci al suo posto permettendoli una correzione del servizio inquisito, spiegando il suo spicciolo giudizio sui «quattro gatti» che avrebbero ancora la pazienza di seguire e ascoltare il Sommo pontefice. Invece no. Di Bella, da buon ‘nomenklato’ non lascia passare nemmeno il tempo di un giorno e lo rimuove d’imperio dietro una serie di aspre critiche che falsi moralisti, sepolcri imbiancati del mondo politico e giornalistico – tra cui anche il grande Sergio Zavoli, ora al comando della commissione di vigilanza –, hanno avuto il coraggio di pronunciare per essere rimasti scandalizzati dalle parole offensive verso il Papa. È questa la libertà di stampa? È questa la libertà che un redattore può avere in Italia per parlare e criticare liberamente le parole e l’operato della Vaticano e dei vescovi italiani? Sì, purtroppo è questa. Cioè di poter dire e di poter essere drasticamente ‘fatti fuori’ perché il Papa, tutti i papi, non si criticano.
Forse Balducci avrebbe dovuto parlare invece che dei ‘quattro gatti’ che ascoltano ancora con pazienza il papa in forma così colorita, delle stime dei partecipanti alla messa domenicale in Italia, di quanta gente non va più in Chiesa, di quanti non partecipano più ai mercoledì del papa in aula Paolo VI o in piazza san Pietro la domenica all’Angelus. Deve dire questo. Deve dire delle proteste che i superiori delle famiglie religiose femminili hanno avanzato verso il Vaticano per il ‘processo’ che la Congregazione per la Dottrina della Fede (card. Levada, successore di Ratzinger) ha aperto sul comportamento della suore americane di cui ne parla tutto il mondo, ma non i media televisivi italiani. E poi di tutte le iniziative disciplinari prese sempre da Levada contro molti teologi cattolici. Avrebbe potuto dire come mai, invece di stare troppo attenti alle critiche al Papa nei palazzi vaticani, non abbiano parlato che in un mese di guerre ci sono stati 13.741 morti nel solo mese di maggio scorso grazie a tutte le guerre nel mondo. E perché non ci dicono dai sacri palazzi qual cosina sul raggiungimento del 4° posto da parte dell’Italia nel mondo – rispetto al 7° del 2007 – per le spese militari. Ecco di cosa dovrebbe parlare un vaticanista della Rai. E se non gli avessero dato spazio per trasmettere queste notizie allora avrebbe avuto occasione di fare un servizio contro la non libertà di criticare il Papa, il Vaticano e i vescovi italiani sui teleschermi di questo ottusissimo paese e allora declinare l’incarico. Così dovrebbero fare i colleghi vaticanisti italiani della Rai, ma col cavolo che lo fanno: dicono quello che vogliono i nostri politici, tutti – escluso i radicali –, cioè nulla sulle realtà che riguardano la vita della chiesa cattolica in Vaticano, in Italia e nel mondo senza filtri e senza censure.
Per cui ritengo che la rimozione dal ruolo di vaticanista di Balducci non sia altro che una vergogna. Non tanto per l’atto in sé ma per l’asservimento che hanno i gerarchi politici della Rai verso il Vaticano e la Chiesa Cattolica.
E parla uno come me che è un vero e proprio cattolico praticante, ma che sente forte il senso della libertà come critica in campo giornalistico.
Piero Cappelli
Su YouTube > servizio TG3 del 12/07/2009